libro perfetto come primo approccio all'autrice, racchiude l'essenza di ogni sua opera, quindi se si ricerca un iniziale lettura questa è l'ideale. Dopo aver letto le quattro casalinghe di tokyo e grotesque questa sua storia mi ha colpita a pari livello delle altre. I temi trattati sono sempre molto complessi, ma lei lo fa con un'abilità perfetta. Mi è piaciuto molto, lo consiglio vivamente.
Una storia crudele
Ubukata Keiko, trentacinquenne scrittrice di successo nota con lo pseudonimo di Koumi Narumi, scompare lasciando un'unica traccia dietro di sé: un manoscritto intitolato Una storia crudele. È la scioccante confessione del rapimento subito da bambina. A dieci anni, infatti, Keiko fu rapita nel quartiere a luci rosse in cui s'era maldestramente avventurata, e restò nelle mani di Kenji, il rapitore, per un anno intero stabilendo con lui un rapporto agghiacciante, ambivalente, la cui natura le è rimasta sempre oscura. Quando fu ritrovata, non rivelò niente di ciò che era accaduto, né alla polizia né agli psichiatri che avrebbero voluto aiutarla. Soltanto Miyasaka, un misterioso detective con un braccio solo, non si stancò d'indagare, forse innamorato della verità o forse di Keiko, oppure curioso di venire a capo di una vicenda dai dettagli morbosi.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2020
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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claudmi 06 febbraio 2025consiglio vivamente!
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Kelisa 06 gennaio 2025Ipnotico!
Libro potentissimo che ti tiene attaccato!
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AlbertoD 15 agosto 2023
Primo libro che leggo della scrittrice giapponese, posso dire di salvarne la trama e di averne apprezzato i temi, che sono molteplici e toccano il rapporto vittima/carnefice, il dramma dell'individuo che vive la sua tragedia in una società fondata sulle apparenze e sulla mancanza di empatia, la contrapposizione reale/immaginario. Il resto invece è stato deludente, dal modo in cui la trama si sviluppa, che ho trovato disordinato e sconnesso (soprattutto per quanto riguarda l'evoluzione psicologica della protagonista), alla scrittura, confusionaria e a tratti inconcludente. Sarà per la traduzione, sarà "perché è un libro giapponese" (la giustificazione più popolare adottata dal lettore occidentale che non ha apprezzato un libro nipponico, e di cui mi servo anch'io), sarà anche che questo modo di scrivere e di sviluppare la trama e i suoi personaggi era esattamente negli intenti della scrittrice, insomma, nel particolarissimo e individualissimo rapporto che si stabilisce tra uno scrittore e ogni suo lettore, non sono riuscito ad andare oltre, a connettermi, e la scintilla non è scattata. A 24 ore dal termine della lettura, mi è difatti rimasta solo la trama. Non un buon segno.
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