Ai malati immaginari, ai malati per davvero, a quelli che dovrebbero farsi vedere e invece si stanno truccando per uscire. Si apre così il libro di Arianna Porcelli Safonov, che con il suo stile ironico e diretto narra le vite di coloro che della normalità ne han fatta follia. Spesso inconsciamente, quasi mai da soli, naufraghi in giornate immense, ancorati a pensieri indicibili. Parla di persone comuni, di noi tutti, con un passato troppo spesso e un presente accomodato al meglio. Racconta di Mimmo che prima o poi lo urlerà al mondo, chi è davvero sua madre. E poi starà in silenzio, chiuso dentro un se stesso che non vale cento parole. E di Delfina, capace di tutto per il suo lavoro, che è la vita, il lavoro. Letteralmente. La sua e quella di chiunque valga la pena sacrificare. E di Patrizio, a cui piacciono giusto un paio di cose e si arrabbia molto quando qualcuno gliele porta via, in un modo o nell’altro. Così non manca di farsi sentire, di gridare in ogni lingua, anche una sconosciuta. E della Sig.ra Tamara, intraprendente lavoratrice al capo di un esercito in creta, plasmabile prima e fragile dopo. E di Diano, che stanco di cercare e aspettare, di esistere senza essere, decide di distruggerli, quegli ostacoli che non riesce a saltare. E altri, tanti altri, che assieme a noi, a volte persino dentro, vestono una vita che non è della loro taglia. Perché mica sempre è possibile cucire e stringere, tagliare e allargare. Servono gli strumenti, serve “la stoffa” e servono anche gli occhi, dei buoni occhi per vedere da vicino. E, soprattutto, quando poi la indossi, quella vita, serve qualcuno che magari ti dica: “Ti sta bene, sì. Oggi stai proprio bene”.
Storie di matti
«I pazzi sono tra noi e hanno un sacco di like».
Che ci capiti o no di vederli, i matti sono tra noi. Per strada, alle poste, ai matrimoni. Sono moltissimi e forse più pericolosi di quelli di una volta rinchiusi in manicomio: hanno solo cambiato i connotati. I matti della porta accanto sono un movimento sempre più evidente e distruttivo. Quelli malati di socialità sono a briglia sciolta all’apericena o in fila dal nutrizionista. La loro versione 2.0 è composta per la maggior parte da persone dichiarate normali, pregevoli, da conoscere, imitare o invitare alle feste. Ma la cosa che più ghiaccia il sangue è la loro evoluzione. I matti odierni non solo si sono inseriti nel tessuto sociale come se niente fosse, ma sono riusciti a piazzarsi ai piani alti dei grattacieli o dei governi. Oppure sono in vestaglia ad annaffiare i cespugli di bosso nel nostro pianerottolo ogni mattina alla stessa ora, sono in fila con noi al supermercato, pronti a linciarci se chiediamo di passare avanti perché abbiamo solo il detersivo da pagare. O, ancora, sono nel nostro letto da vent’anni. I nuovi pazzi sono i nostri sindaci, i nostri tabaccai, nostra moglie, nostro marito, il nostro amministratore delegato, l’amica di nostra figlia o semplicemente il tipo che ci siede accanto in treno. Ci attirano nella loro inquietante rete appiccicosa facendoci accettare tutto il marcio e malato come vero, assodato, chic o quantomeno normale. E così: a ogni città il suo matto come in questo spassosissimo, folle, pirotecnico e ferocissimo libro, scatenato ritratto di gruppo dall’autrice di Fottuta campagna.
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Autore:
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Anno edizione:2017
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KATYA VETTORELLO 22 ottobre 2018
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