Che si tratti di narrativa, poesia o saggistica, la lettura della Yourcenar è un'esperienza affascinante, arricchente e sempre nuova! Nuova perché l'acume, la sensibilità e la cultura di questa grande autrice non hanno conosciuto limiti e provano che la creatività non è affatto slegata da intelligenza e meticolosità. Leggendo questa raccolta di saggi e riflessioni - non l'unica nella produzione della Yourcenar - si ha modo di vivere un'esperienza unica: immaginare d'essere tra gli studenti cui, per anni, insegnò storia dell'arte e letteratura.
«Tutto scorre. L'anima che assiste, immobile, al passare delle gioie, delle tristezze e delle morti, di cui è fatta la vita, ha ricevuto "la grande lezione delle cose che passano"». Marguerite Yourcenar
Michelangelo e la Sistina; la crudeltà femminile; l’erotismo medievale; in difesa degli animali; la facilità sinistra del morire; il tantrismo: sono alcune delle schegge di questo libro, pensate in tempi diversi e secondo le occasioni piú varie. Una scrittura in cui il gusto dell’erudito, l’intensità di taluni punti di osservazione privilegiati, una particolare attenzione al destino delle arti si mescolano in termini di sensibilità, di abito morale, di resa poetica. E subito chi della scrittrice francese conosce le pagine narrative ritroverà quanto già anima le memorie di Adriano: i saggi qui raccolti ne costituiscono il risvolto, o, piú propriamente, l’ordito, attraverso il flusso di una riflessione continua che dall’intelligenza delle cose, tramite il filtro dello stile, approda a una classica misura di meditazione.
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Anno edizione:2005
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Roberto 21 febbraio 2022
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Renzo Montagnoli 23 luglio 2015
Non si pensi che questo libro sia un’opera di narrativa, perché invece ci troviamo di fronte a una serie di rapidi saggi, di cui uno, per l’appunto Il tempo, grande scultore, dà il titolo all’intero volume. Di Marguerite Yourcenar avevo già letto Memorie di Adriano e L’opera al nero, due autentici capolavori, e mi ero reso conto della grande cultura di questa scrittrice belga, talmente brava da essere stata la prima donna ammessa all’Academie Française, e quindi non mi sono stupito scorrendo queste pagine di trovare riflessioni profonde sulla religione, sul tempo, solo per citare alcuni dei temi affrontati. Si tratta di saggi, come dianzi detto, brevi, ma non per questo inadeguati, anzi la capacità di sintesi della Yourcenar è notevole, tanto più che, nonostante la difficoltà degli argomenti, il grado di comprensibilità è veramente encomiabile. La sua prosa, scorrevole, per quanto improntata a un ragionamento filosofico, appare di ulteriore pregio qualora si consideri che non di rado si avvicina alla poesia, con l’armonia che le è propria e che accresce la gradevolezza della lettura. E se i temi sono quanto mai vari, pur essendo di primo acchito quasi banali, lo svolgimento si rivela una fonte preziosa e insostituibile di conoscenza. Prendiamo il primo saggio “Sopra un passo del Venerabile Beda”, che parla dell’avvento del cristianesimo in Inghilterra; a parte che sembra quasi un racconto, mira in effetti a trovare i motivi per i quali questa religione finì per prender piede, non osteggiata, anzi addirittura favorita nel caso specifico, in luogo di quelle esistenti. E il ragionamento è di una logica talmente stringente da non lasciare spazio ad altre spiegazioni. Personalmente il mio interesse si è indirizzato in modo particolate a Il tempo, grande scultore; mi sono infatti sempre chiesto se la nozione corrente di tempo sia esatta, cioè se esso misuri una successione di giorni, di notti, di ore, ecc,, per dare anche una misura agli accadimenti che si susseguono. Ebbene, secondo Marguerite Yourcenar il tempo, un termine di paragone fra epoche diverse, non può essere considerato come una successione di eventi, secondo un andamento che può essere lineare o progressivo, bensì come un agente atmosferico, uguale alla pioggia, al sole, al vento, in grado di incidere le statue, e non solo quelle, ma per estensione anche l’intero genere umano (non s’invecchia forse?). Questo concetto fa sì che il tempo non sia un metro di misura inventato dall’uomo, ma rientri nel grande coacervo delle leggi di natura. Il tempo non è né veloce, né lento: è così e basta e noi non ne siamo gli artefici, ma vi siamo assoggettati. Mi piace questo pensiero e mi trova d’accordo, anche perchè così ne conseguono molte risposte a non poche domande: se ancora non c’è risposta del perché si muore, si può ben comprendere invece perché si invecchia, un’accentuazione dell’età che non tocca solo l’uomo, ma anche le cose inanimate e per estensione l’intero universo. Non c’è che dire, perché riga dopo riga si è quasi gioiosamente costretti a riflettere, in un esercizio di cui noi siamo gli allievi e Marguerite l’insegnante, peraltro per nulla saccente, quasi volesse impostare con il lettore un dialogo, con benefici effetti per entrambi. Di conseguenza non mi limito a consigliarne la lettura, ve la raccomando vivamente, consapevole che se non è facile essere quasi costretti continuamene a riflettere, però, arrivati all’ultima pagina ci si accorge dell’arricchimento culturale di cui Marguerite Yourcenar ci ha fatto amabilmente dono.
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