Ho letto Thérèse Raquin quasi per caso, e devo ammettere che è uno dei romanzi che più è rimasto impresso nella mia memoria. Piccolo capolavoro, scritto da Zola sulle soglie della grande stagione del naturalismo francese, è quasi uno choc: la trama è sottile, psicologicamente realistica quanto diabolica, eppure drammaticamente semplice e verosimile. Lo stile di scrittura, infine, serve ad aumentare l'angoscia e il raccapriccio del lettore, opprimendolo al pari dei protagonisti.
Pubblicato nel 1867, "Thérèse Raquin" narra la vicenda di Thérèse, giovane bella e avida di vita, sposata con il cugino Camille, malaticcio e debole di carattere. La donna si lascia sedurre da Laurent, amico di famiglia dal temperamento rozzo e sanguigno. Trascinati in un vortice di passione sempre più fosca, i due amanti giungono a uccidere Camille simulando un incidente. Ma non troveranno pace neppure dopo essersi sposati e, tormentati tanto dal fantasma di Camille quanto dagli occhi severi della madre di lui, muta e paralizzata ma dall'intelligenza intatta, finiranno per suicidarsi. Definito da Oscar Wilde "il capolavoro dell'orrido", in realtà questo romanzo è quasi un manifesto del naturalismo francese: costruito dall'autore come lo studio di un caso fisiologico e psicologico, analisi delle passioni di un temperamento nervoso e di uno collerico, "Thérèse Raquin" resta scolpito nella mente del lettore per la sua audacia descrittiva, le sue atmosfere morbose e la precisione assoluta del congegno narrativo. Con uno scritto di Guy de Maupassant.
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Anno edizione:2009
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Alessandro Lo Bartolo 06 marzo 2017
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romanzo, a mio parere, assolutamente da leggere. Zolà riesce a far emergere, con molta semplicità, gli aspetti psicologici ed i risvolti emozionali dei vari personaggi. Dalla narrazione della vita coniugale di Theresè e Camillo, giovane ed inesperta lei, sentimentalmente pigro lui, con l'arrivo di Lorenzo si apre un nuovo capitolo. Vengono esposti, in maniera naturale, gli sconvolgimenti sentimentali che il nuovo arrivato provoca nella semplice Theresè. Particolare caratterizzazione della vecchia Raquin che, nel finale,inatteso e tragicomico, trova la sua amara soddisfazione.
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Samantha Li Castri 04 giugno 2013
Per questo libro Emile Zola fu molto contestato, tanto da indurlo a scrivere una prefazione alla seconda edizione per difendere il suo romanzo dalle accuse di essere "letteratura putrida". Leggendolo a quasi 150 anni di distanza, seppur i protagonisti siano abietti, quasi si sorride per quella sorta di "innocenza" dello scrittore che riesce a credere possibile che due assassini siano perseguitati dalla propria coscienza. Inoltre risente un po' della visione di allora della donna che è comunque succube della società e tale deve rimanere: il suo delitto non è solo l'omicidio, ma anche l'adulterio, la ribellione a una vita che le è stata imposta. E questa sua ribellione (comunque terribile e imperdonabile) viene descritta non come una rivolta a degli obblighi imposti, ma come la volontà di assecondare impulsi lussuriosi. Coma la maggior parte dei classici, il libro è bello, scritto bene e con una accuratezza descrittiva che era il punto forte della scrittura di Zola.
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