E' un libro complesso nella sua semplicità: la storia è molto lineare, certo non priva di colpi di scena, ma comunque scorrevole. La vera forza di questo libro è interna, tratta di tematiche importanti senza sfociare nella pesantezza, calibrando le parole minuziosamente. In questo, secondo me, emerge la mano del cantautore: in un periodo in cui tutti scrivono, saper scrivere diventa un'arte. La complessità è bilanciata da uno stile chiaro, dal dialetto romano di Vasco, uno dei protagonisti, e dalle battute onnipresenti. Nel complesso è un libro che consiglio a chiunque abbia voglia di scontrarsi con una realtà, quella della dipendenza, che non deve per forza appartenerci, per essere vicina a noi.
Ti devo un ritorno
«Da tutti i libri che ho letto e da tutti i film che mi sono piaciuti, ho imparato che certe belle storie nascono da un’ingiustizia. Anche io, allora, avevo un inizio potente. Mi mancava il resto». Pietro ha trentadue anni, ma è ancora un uomo a metà. Surfista mancato, annaspa fra i sentimenti e le paure, senza riuscire a dare una direzione alla propria vita. La morte improvvisa del padre agisce come un detonatore e lo spinge a lasciare Milano e a rifugiarsi in un paesino delle Azzorre, perché «solo partendo s’impara a perdere autobus, aerei e persone, restando vivi lo stesso». Qui incontra Vasco, un diciottenne con cui costruisce un rapporto simile a quello tra padre e figlio, un’amicizia in cui può dimostrare di essere un uomo sicuro, maturo e protettivo. Ma un naufragio porta sull’isola un carico di cocaina che stravolge la vita degli abitanti e mette Pietro davanti a scelte importanti, per il suo amico e soprattutto per se stesso. Dopo aver conquistato con i suoi testi il panorama musicale italiano, Niccolò Agliardi esordisce in libreria con il suo primo romanzo: una scrittura diretta e poetica al tempo stesso, che sa descrivere con parole semplici ciò che le parole di solito non riescono a dire.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Sara Picello 23 novembre 2016
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Niccolo Agliardi è un ottimo cantautore (magnifica la recente "Ho creduto a me", cantata dalla Pausini, ma non solo) e quindi quando ho visto in Feltrinelli il suo primo romanzo non ho esitato ad acquistarlo. Dopo averlo letto ne ho anche regalato una copia alla mia migliore amica. Ha una trama ma la trama in sé non è eccezionale: il bello di questo libro sono le singole riflessioni, la scelta di determinate parole e metafore in alcuni passaggi, insomma la lettura tout-court, pezzo a pezzo (eppure, tuttavia, il libro resta di gusto "popolare"). Affronta temi impegnativi ma con una sorta di "quotidianità", a tratti filosofeggiante in maniera leggera, ma non pesantemente "morale". Si legge veloce e bene. Non è il miglior libro in assoluto che abbia mai letto, ma lo consiglio vivamente, soprattutto per la "veridicità" dei personaggi, con il loro dialetto, i loro problemi ed il modo non sempre eroico e pulito di affrontarli
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