Tiro al piccione di John Le Carré è un'autobiografia e, come tale, va vista, coi suoi pregi e difetti. I pregi stanno nelle curiosità che chi ama l'autore può soddisfare sotto diversi aspetti. I difetti stanno nel fatto che talvolta durante la lettura è lecito pensare chissenfrega! A maggior ragione lo penserà chi non è un appassionato. Comunque sia, a me in generale Tiro al piccione è piaciuto. Merito ovviamente anche dell'arte narrativa che Le Carrè sa dispiegare con rara capacità. Poi le curiosità da soddisfare sono tante e gli episodi quasi tutti interessanti, benché l'autore non scenda quasi mai nel particolare personale tranne quando narra del padre imbroglione. Le Carré insiste parecchio sul fatto di essere uno scrittore di fiction, uno che inventa, non una personalità con particolare agganci o una profonda esperienza nei servizi segreti. E guarda con ironico distacco a chi, come l'allora Presidente della Repubblica Italiana Francesco Cossiga (!!!), gli chiedeva consigli in merito alla gestione degli spioni di casa propria. Molto understatement, un po' di storia recente, classe a volontà. L'ho letto volentieri.
Tiro al piccione. Storie della mia vita
"Ho cercato di fare del mondo segreto che un tempo conoscevo un palcoscenico per i mondi più ampi in cui viviamo. Prima viene l'immaginazione, poi la ricerca della realtà. E infine il ritorno all'immaginazione e alla scrivania dove mi trovo ora." Dagli anni trascorsi al servizio dell'Intelligence britannica durante la Guerra Fredda, alla carriera di scrittore che lo ha portato dalla Cambogia dilaniata dalla guerra a Beirut sull'orlo dell'invasione israeliana, alla Russia prima e dopo la caduta del Muro di Berlino, John le Carré ha sempre raccontato storie partendo dall'attualità, leggendo negli avvenimenti di cui è stato testimone la stessa ambiguità morale di cui sono permeati tutti i suoi romanzi. In questo suo primo mémoir, tanto brillante quanto incisivo, l'autore narra, a volte facendoci ridere, a volte invitandoci a rivedere le nostre convinzioni, di un pappagallo in un hotel di Beirut in grado di imitare perfettamente una raffica di mitra o intonare la Quinta di Beethoven, il suo omaggio ai morti non sepolti del genocidio in Ruanda, il festeggiamento del Capodanno del 1982 con Yasser Arafat, la saggezza del grande fisico dissidente e Premio Nobel Andrej Sacharov, Alec Guinness impegnato nella preparazione del ruolo di George Smiley per i leggendari adattamenti televisivi della BBC. Ma, più di ogni altra cosa, John le Carré ci offre il suo personale, straordinario viaggio di scrittore lungo più di cinquant'anni, alla costante ricerca della scintilla di umanità che ha dato tanta vita e tanto cuore ai suoi personaggi.
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Mirco Cucchi 02 marzo 2017
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