Toxic - Hallgrímur Helgason - copertina
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Toxic
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Descrizione


Tom Boksic detto Toxic, un killer croato cresciuto durante la guerra dei Balcani e emigrato a New York, ha un complesso di inferiorità nei confronti della mafia italiana ma sul lavoro non è secondo a nessuno. Fidanzato con Munita, una peruviana arrivata a New York giusto l'11/9, vive di omicidi e manda giudiziosamente i soldi a mamma e sorella rimaste in patria. Finché incappa nella giornata sbagliata: ammazza un pezzo grosso dell'Fbi e dopo una rocambolesca fuga e il sessantasettesimo omicidio si trova imbarcato su un volo per Reykjavik con in mano il biglietto di un telepredicatore. Sbarcare nella "città più cool d'Europa", "dove Quentin Tarantino va quando è stanco di essere famoso", e trovarsi nello studio della tv evangelica della famiglia Goodmoonsdottir a reinventarsi uno zoppicante passato di perseguitato dal comunismo è il diabolico contrappasso escogitato da Hallgrímur Helgason per questo romanzo "slapstick" che omaggia Tarantino e Kaurismäki, dileggia il provincialismo islandese e commuove fino alle lacrime con le canzoni dell'Eurofestival che fanno da colonna sonora.

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CENTRO LIBRI TORINO
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T

Dettagli

2010
291 p., Brossura
9788876381843

Valutazioni e recensioni

  • Davide Zambon

    Che grandissimo punto di domanda. Ero “fermo” – con il cuore, anche – a quel bellissimo 101 Reykjavik, letto almeno quattro volte, assorbito: una versione nordica di Alta Fedeltà per orizzonte sociale, spaccato umano, vita raccontata. Questo è invece un romanzetto sgangherato, nel quale Helgason ci prova, a fare qualcosa di divertente – vengono in mente quei film sul crimine goffo e un po’ sfigato - ma alla fine non ci riesce. La narrazione è ineguale, i pensieri del protagonista pure. Alcuni tratti della trama sono davvero “quello che sono” e, alla fine, l’impressione è quella di un racconto lungo gonfiato a riempire quasi trecento pagine. Peccato, perché lo scontro culturale che poteva nascerne (un killer spietato, reduce delle guerre dei Balcani, piantato di forza in Islanda) avrebbe potuto nutrirsi di un potenziale enorme.

  • Matteo Di Giulio

    In questo romanzo c'è tutto, e al posto giusto: amore, morte, poliziotti, killer, viaggi, amicizia e quel sense of wonder che si prova nello scoprire una realtà tanto differente quanto l'Islanda agli occhi di noi europei. Toxic è anche un po' furbetto nel citare spesso Tarantino a tutto spiano, però proprio come i film del buon Quentin ha il pregio di scorrere con ritmo invidiabile e divertire. Non è pulp, a tratti ne è addirittura la negazione romantica, però del pulp rielabora i canoni stilistici a uso e consumo di un lettore che si vuole smaliziare. In pratica: si ride, ci si commuove, si è intrattenuti dall'azione e alla fine si riflette. Di tutto un po', e al posto giusto.

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