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Recensioni Tu l'hai detto

Tu l'hai detto di Connie Palmen
Recensioni: 5/5

Vincitore del Premio Libris 2016.

La storia d'amore tra Ted Heghes e Sylvia Plath, coppia maledetta della letteratura.

"Il punto di vista di Hughes è la storia di un uomo davvero innamorato, alle prese con i sensi di colpa e la lotta impossibile contro i demoni che per tutta la vita hanno infestato l'anima della moglie" - Daniele Erler, Il Fatto Quotidiano

"Una specie di delirio interiore - ma che sanguina bellezza" - Davide Brullo, Il Giornale

"Giustizia poetica è fatta, viene da pensare leggendo il romanzo, che dopo anni di maldicenze e accuse (le prime nei confronti di entrambi, le secondo solo contro Hughes) restituisce alla coppia la dignità di persone" - Tiziana Lo Porto, Robinson, la Repubblica

Americana di nascita, figlia di immigrati tedeschi, Sylvia Plath si trova in Inghilterra con una borsa di studio quando conosce Ted Hughes: il loro è un amore immediato e dirompente che fin dall’inizio sembra proiettarli in una sfera magica: si sposano quasi subito, fanno due figli, e insieme vivono anni di grande lavoro e creatività, un’intesa e una simbiosi perfetta nella quale la vita, la poesia e l’arte sono inestricabilmente intrecciate. Ma all’improvviso tutto precipita e dopo essere stata tradita e lasciata da Ted, Sylvia si suicida in una fredda giornata di novembre del 1963 mettendo la testa nel forno, quando aveva poco più che trent’anni. Lei viene subito considerata una santa e una martire, lui un traditore, un assassino – un’etichetta impietosa che gli rimarrà addosso per il resto della vita. Con una prosa vibrante, misurata e fascinosa, e una voce che suscita grande empatia Connie Palmen fa raccontare a lui la sua verità: Ted Hughes, il marito, il colpevole, il poeta che ha mantenuto un religioso silenzio su Sylvia fino a poco prima della sua morte nel 1998, quando pubblica Birthday Letters. Il risultato è un monologo doloroso e struggente, commosso ma sempre dignitoso di un uomo fragile che sa di avere fallito ed è in lotta con il senso di colpa e con l’incapacità di capire fino in fondo quegli avvenimenti. In una lettera alla madre di Sylvia Ted scriverà: «Non voglio mai essere perdonato.»)
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