Tu l’hai detto è un romanzo intenso e poetico che dà voce a una delle storie d’amore più tormentate del Novecento: quella tra Sylvia Plath e Ted Hughes. A parlare non è la figura tragica di Sylvia, ma il marito, spesso condannato dalla narrazione pubblica come il colpevole della sua fine. Connie Palmen sceglie di raccontare il loro legame attraverso una confessione immaginaria ma verosimile di Hughes, attingendo direttamente dai suoi archivi. Quella che emerge non è una difesa, ma una testimonianza umana: un uomo che non si sottrae del tutto alla responsabilità, ma che cerca di comprendere la complessità di una donna geniale, fragile, ossessiva. La Palmen non si limita a ripercorrere le tappe del loro matrimonio, ma entra nel cuore della loro intimità emotiva e creativa. Racconta Sylvia non solo come poetessa straordinaria e autrice del celebre La campana di vetro (romanzo di formazione e specchio delle sue ossessioni), ma anche come donna segnata da profondi squilibri, ossessionata dal successo e imprigionata in un’idea di sé idealizzata quanto autodistruttiva. Il libro torna più volte su La campana di vetro, evidenziandone il valore di autopsia emotiva: una scrittura necessaria, in cui Plath riversa la tragicità della propria vita. Tu l’hai detto è anche una riflessione sulla simbiosi che può unire due anime affini e sulla profonda incomunicabilità che a volte si annida proprio nelle relazioni più totalizzanti. Vivere l’uno per l’altra non sempre significa capirsi. La scrittura è densa, lirica, ricca di immagini evocative e coerente con l’universo simbolico dei due protagonisti. Tu l’hai detto è un libro potente, toccante, che affronta il dolore, la colpa, la follia e l’impossibilità di salvare chi non vuole (o non può) essere salvato. È un’indagine sull’anima umana e sulla creazione artistica, che lascia il lettore scosso e commosso. Per me, è già uno dei libri più belli letti quest’anno.
Tu l'hai detto
Vincitore del Premio Libris 2016.
La storia d'amore tra Ted Heghes e Sylvia Plath, coppia maledetta della letteratura."Il punto di vista di Hughes è la storia di un uomo davvero innamorato, alle prese con i sensi di colpa e la lotta impossibile contro i demoni che per tutta la vita hanno infestato l'anima della moglie" - Daniele Erler, Il Fatto Quotidiano
"Una specie di delirio interiore - ma che sanguina bellezza" - Davide Brullo, Il Giornale
"Giustizia poetica è fatta, viene da pensare leggendo il romanzo, che dopo anni di maldicenze e accuse (le prime nei confronti di entrambi, le secondo solo contro Hughes) restituisce alla coppia la dignità di persone" - Tiziana Lo Porto, Robinson, la Repubblica
Americana di nascita, figlia di immigrati tedeschi, Sylvia Plath si trova in Inghilterra con una borsa di studio quando conosce Ted Hughes: il loro è un amore immediato e dirompente che fin dall’inizio sembra proiettarli in una sfera magica: si sposano quasi subito, fanno due figli, e insieme vivono anni di grande lavoro e creatività, un’intesa e una simbiosi perfetta nella quale la vita, la poesia e l’arte sono inestricabilmente intrecciate. Ma all’improvviso tutto precipita e dopo essere stata tradita e lasciata da Ted, Sylvia si suicida in una fredda giornata di novembre del 1963 mettendo la testa nel forno, quando aveva poco più che trent’anni. Lei viene subito considerata una santa e una martire, lui un traditore, un assassino – un’etichetta impietosa che gli rimarrà addosso per il resto della vita. Con una prosa vibrante, misurata e fascinosa, e una voce che suscita grande empatia Connie Palmen fa raccontare a lui la sua verità: Ted Hughes, il marito, il colpevole, il poeta che ha mantenuto un religioso silenzio su Sylvia fino a poco prima della sua morte nel 1998, quando pubblica Birthday Letters. Il risultato è un monologo doloroso e struggente, commosso ma sempre dignitoso di un uomo fragile che sa di avere fallito ed è in lotta con il senso di colpa e con l’incapacità di capire fino in fondo quegli avvenimenti. In una lettera alla madre di Sylvia Ted scriverà: «Non voglio mai essere perdonato.»
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Anno edizione:2018
Tu l'hai detto
Io oggi vi vorrei parlare di un libro che mi è piaciuto moltissimo, "Tu l'hai detto" di coni palman, edito da Iperborea. È un romanzo che racconta la grande storia d'amore tra Silvia Plath, la poetessa morta suicida nel 1963 e suo marito Ted. Già dal loro primo incontro si capisce che sono due predestinati, sono accumunati non solo da questa grande passione amorosa ma anche dal loro grande amore per la letteratura e per la poesia. Mentre per Ted Silvia rappresenterà la sua musa ispiratrice, il suo trampolino di lancio per la sua carriera, per Silvia questo amore si trasformerà in una vera e propria ossessione e in un costante scontro con i suoi demoni. È un libro che mi ha colpito moltissimo e mi è piaciuto tantissimo perché l'autrice dà voce al marito Ted: è proprio Ted che dopo la morte della moglie racconta la storia del loro grande amore. Lo consiglio a tutti coloro che hanno voglia di esplorare in maniera intima e profonda i sentimenti più forti e più controversi dell'amore.

Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Pagine_e_inchiostro 09 giugno 2025Tu l’hai detto
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MartaM 05 giugno 2023Un viaggio emotivo
“Per la maggior parte delle persone esistiamo solo in un libro…negli ultimi trentacinque anni ho dovuto assistere con impotente ribrezzo a come le nostre vite reali sono state sommerse da un’onda fangosa…di false testimonianze, pettegolezzi…leggende…Ho taciuto. Fino ad ora.” Così inizia il romanzo di Sylvia Plath e Ted Hughes. La cronaca del loro amore tormentato. Sylvia Plath è l’unica poetessa a cui mi sono interessata, ho letto i diari, La campana di vetro e ho la raccolta delle poesie. E “ascoltare” la voce di Ted è stata una conseguenza ovvia e una scelta giusta in quanto vera, visto che questo romanzo si basa su una raccolta di Ted stesso. Bellissimo…intenso. (fantastica l’edizione Iperborea)
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