Il mio classico preferito della Letteratura tedesca, una opera di R. Musil, di ispirazione autobiografica, un prologo della Prima Guerra Mondiale, è un romanzo della sua epoca: il conflitto tra ció che razionale e la confusione emotiva che solo tramite l'adolescenza si puó rappresentare, una lettura profonda e introspettiva che affronta il tema dell'incomunicabilitá e alienazione
I turbamenti dell'allievo Törless
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I turbamenti, le angosce e la solitudine di "un ragazzo senza qualità": pubblicato nel 1906, il romanzo di esordio di Robert Musil colloca, attraverso un'ardita analisi interiore, la crisi adolescenziale del piccolo Törless all'interno della crisi della società mitteleuropea. Nei tratti psicologici del protagonista si delinea il rifiuto di un patrimonio di valori svalutato, paragonabile al vuoto "ideologico" e alla noia esistenziale di molti giovani d'oggi. Al contempo però il lettore contemporaneo non potrà non riconoscere in Beineberg e Reiting - i compagni di Törless che lo stesso Musil nel 1937 definì "gli attuali dittatori in nucleo" - una prefigurazione dei vari "duci" che di lì a qualche decennio avrebbero assoggettato l'Europa. Da qui (e non solo per correttezza filologica) anche la scelta di togliere il protagonista dalla dimensione esclusivamente "giovanile" per restituirlo a quella più ampiamente sociale di "allievo" di un preciso sistema educativo, politico e culturale. Introduzione di Franco Marcoaldi.
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Edizione:4
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Anno edizione:2015
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Ylenia 11 gennaio 2025Törless: Profondo e Introspettivo
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mimo 16 gennaio 2022
opera del 1906, la storia, di ispirazione autobiografica, narra il passaggio da adolescente ad adulto, attraverso episodi crudi e diretti. qui la figura del protagonista è caratterizzata dalla "assenza di qualità": non ha valori e morale, non prova sentimento, è vuoto. tema molto attuale della noia esistenziale, che si prova soprattutto in quell'età, questo senso di smarrimento e perdita di interesse nei confronti della vita
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Teresa Tagliaferro 06 marzo 2017
Il libro tratta dei primi turbamenti di un cadetto militare in un’accademia della Renania, dovuti ai primi incontri con una sessualità sconosciuta e con il concetto dell’infinito. Di fronte a sensazioni a lui incomprensibili, Törless cercherà in primo luogo di trovare risposta attraverso un colloquio con il professore di matematica. Rivelatosi questo deludente e avendo realizzato l’inconcludenza dell’istruzione di quel periodo, deciderà di sfruttare la sessualità come uno strumento per arrivare dall’altra parte. Lo stile di scrittura non è dei più semplici, ci si può perdere se non si segue bene il filo dei pensieri del protagonista e magari qualche frase vi verrà anche da rileggerlo. Detto ciò capisco perché a molte persone può essere sembrato ostico e non piacevole, ma uno stile semplicistico non poteva essere usato per descrivere – o forse dovrei dire tentare di descrivere – i turbamenti di Törless. Altro tema importante è l’incomunicabilità: Musil la vuole esprimere proprio attraverso l’impossibilità del giovane di poter descrivere queste strane sensazioni che sente, che sembrano allontanarsi non appena le si avvicina con le parole. Forse anche per questo l’autore decise di introdurre l’opera con il seguente Motto di Maurice Maeterlinck: “Non appena le enunciamo, stranamente priviamo le cose del loro valore. Crediamo di esserci immersi fino al fondo degli abissi, e quando ritorniamo alla superficie la goccia d'acqua sulle pallide punte delle nostre dita non assomiglia più al mare da cui proviene. Ci illudiamo di aver scoperto in una caverna tesori meravigliosi, e quando ritorniamo alla luce del giorno non ne riportiamo che pietre false e schegge di vetro; e tuttavia, nell'oscurità il tesoro continua a brillare immutato.” Alla fine l’allievo diventerà consapevole che questa seconda realtà, che ha percepito e che va oltre la razionalità e la logica, non può essere espressa attraverso le parole comuni. Attraverso le figure negative dei due compagni Beineberg e Reiting, inoltre, l’autore dimostra come la sessualità, priva della molla intellettuale, possa portare alla bestialità – un tipo di bestialità in cui alcuni critici hanno “previsto” le barbarie del nazismo. Importante anche il motto di Maeterlinck all'inizio dell'opera, perché contiene l'intero principio del romanzo. Il mio consiglio è di non mollare subito, dargli una seconda possibilità se inizialmente vi sembra insopportabile. Merita tantissimo!
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