Vestito zebrato - Roberta Musumeci - copertina
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Vestito zebrato
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1 gennaio 2014
64 p.
9788862821254

Valutazioni e recensioni

  • Francesco Foti

    Vellutate parole tessono tele di liriche che vestono l’anima con l’antitesi cromatica per eccellenza. Poesie color bianco, ma dal riflesso nero. E viceversa. Questo è il “Vestito zebrato” di Roberta Musumeci. Il giorno e la notte proteggono strane ed indifese creature del reale, come il “Ragno cavato”, immobili “Giraffe” di pelouche, o un “Topolino” impaurito, che potrebbero benissimo abitare le pagine del celebre “Alice nel paese delle meraviglie” di Lewis Carroll. Ed indifeso è l’animo della poetessa, immersa nelle problematiche del quotidiano, tra sinusoidali alti e bassi, piccoli momenti di forza ed altrettanti di debolezza, tipici dell’essere uomo “(…) Dovrei darti più sicurezza / smettere di essere gelosa // Per oggi / posso solo girarti / lo zucchero nel caffè”. C’è tutto un vissuto, un vivente ed un vivere in divenire, tra le pagine di questa silloge: un’esplorazione a 360 gradi del globo terrestre e delle esperienze che gravitazionalmente ne fanno parte, problematiche socio-politiche incluse, come in “Annunciazione”, “Seduti / davanti alla TV / attendiamo / che durante la pubblicità / venga annunciato / il nostro prossimo nemico (…)”, o in “Laureati”, “Siamo stati illusi / di essere in difetto / se privi di certificazione (…)”, dalla quale emergono le “attese tradite”. Si sfiora e poi si penetra la sfera dei rapporti interpersonali come in “Scuse accettate” ed “Amicizia strisciante” dall’incisivo incipit “Con solenne investitura / venni eletta / destinataria / di inusuali confidenze / malcelate in sorrisi irriverenti / e scandite da notifiche / invadenti (…)”. Manipolazioni, un tempo alchemiche, si convertono alla tecnologia “Ho comprato potenti lampadine / per ricreare il giorno di notte // Soli artificiali / che scacciano pazzie notturne (…)”. Ed i “Castelli in aria” della Musumeci, non sono i comuni castelli di sabbia che il vento solleva da terra e distrugge, bensì sofisticate ed eleganti opere di ingegneria edile nel segno dell’unicità “Ho costruito / castelli in aria / con decori / barocchi // Progettati / da architetti / viziosi e ambiziosi (…)”. La poetessa, dunque, si mette a nudo vestendo unicamente di bianco e nero, con motivo zebrato, attraverso cui può penetrare solo la sensibilità di chi osserva con minuzia dalla lente di un microscopio e non da quella di un cannocchiale. Quest’ultimo può servire ad osservare la luna, certamente, ma occorre prima conoscere le piccole cose, quelle più intime, per poi apprezzare appieno la grandezza degli astri. È così che si offre alla poesia Roberta Musumeci con l’opera prima “Vestito zebrato”, edita da Prova d’Autore.

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