Un insieme di spaccati di vita e di incursioni nella vita di protagonisti che non sono davvero tali, da un osservatorio speciale: le aule dei tribunali. Drammatico e poetico, malinconico e profondo.
La vita normale
Fantasmi che irrompono sulla scena accanto a quelli dell’autrice, che ha la capacità, propria solo dei grandi scrittori, di insinuarsi nella psiche del lettore senza lasciargli il tempo di comprendere ciò che ha appena letto.
«Un mattino di novembre Fabienne Kabou esce di casa per andare ad abbandonare sua figlia alle onde su una spiaggia di Berck. È uno svolgimento semplice, senza intoppi e senza parole. Quando la notte diventa completamente buia Fabienne esce dall’albergo con la piccola in braccio. Cammina lungo la riva del mare e la depone da qualche parte sulla battigia. “Mi sono sentita incalzata, spinta da una forza senza nome”. La bimba viene ritrovata morta il giorno dopo, un filo di sangue sotto l’occhio, un braccino levato in aria. Le foto vengono mostrate ai presenti. Con questo materiale, scabro e pieno di vuoti, la difesa e l’accusa edificano ciascuna il tempio che dovrà fungere da verità. Quando la trama è semplice, sovrano è il racconto».»
«Yasmina Reza appartiene senza alcun dubbio alla famiglia dei grandi ironisti, tra Kafka, Bellow e Bashevis Singer» - Livres Hebdo
«Leggendolo, mi è venuta in mente una riflessione di Goliarda Sapienza sugli effetti imprevedibili dei libri nei lettori. Diceva: quando un libro è stato scritto in libertà - la vera libertà - dopo farà quel che gli pare.» - Marco Missiroli, La Lettura
«Per me il tribunale è un luogo di osservazione come un altro, come la strada, o la mia camera da letto» ha risposto Yasmina Reza quando le è stato chiesto perché, da quindici anni, segua processi, oscuri o clamorosi, in giro per la Francia. «Colui che crediamo altro da noi non lo è» afferma Reza, che, lasciando ai cronisti giudiziari il loro mestiere e alla giustizia di cercare (invano?) un senso nel caos, preferisce fare un passo di lato – e ogni volta spiazza il lettore. Senza curarsi di proclamare verità universali e concentrandosi invece su «frammenti di umanità» – un gesto, una frase, una postura, un dettaglio dell’abbigliamento –, Reza riesce a cogliere, nelle esistenze degli imputati, dei testimoni e delle vittime, qualcosa che non di rado alla giustizia sfugge, e che a quelle esistenze ci accomuna. È «la vita normale», che segue come un’ombra la sua controparte assassina, sovrapponendosi continuamente a essa. Come nel caso della donna che, un mattino di novembre, «incalzata, spinta da una forza senza nome», esce di casa per andare su una spiaggia ad abbandonare sua figlia alle onde, e poi torna a chiudersi nell’opacità della sua esistenza, «presente senza esserlo, come a strapiombo su sé stessa». A lei e ad altri fantasmi è dedicato questo libro.
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Anno edizione:2025
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Giacomo 25 maggio 2025Frammenti di vita
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