La voce della festa. La via simbolica all'omelia
«Ma lei non ha mai ascoltato una delle sue omelie? Ha mai avuto qualche dubbio sulla loro qualità, formale e sostanziale? Sulla loro reale capacità di “comunicare”, di entrare in relazione con quanti le stanno davanti, di raggiungere, insieme, la loro intelligenza e il loro cuore?». Sono le domande che un esperto di comunicazione potrebbe rivolgere a un predicatore e che, anche alla luce dei recenti documenti del magistero, non si possono archiviare come quesiti pedanti e accademici. Tuttavia, secondo l’autore,le antiche regole della retorica o le più moderne tecniche di public speaking possono essere utili, ma non risolutive, e il predicatore non può essere considerato un «professionista»che eroga il «servizio della parola» in modo efficace ed efficiente in virtù delle sue competenze tecniche. L’omelia, infatti, è un’esperienza nella quale chi parla entra, quasi in punta di piedi, in un dialogo già in corso tra Dio ei fedeli. Ciò richiede una predicazione «simbolica», che cioè sappia propiziare un incontro capace di coinvolgere e ricondurre a unità le dimensioni della persona, all'interno di un’esperienza di trascendenza.
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Anno edizione:2016
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