Lo zio prete. Catalogo alla mostra a Casa Manzoni
Elegante fino allo sfarzo, quella di Luigi Santucci è una lingua di immagini, e di immagini in movimento. Allo stesso modo, specie quando ci si sofferma sulla fase iniziale della sua opera, si ha spesso la sensazione di avvertire in sottofondo il ronzio di una cinepresa d'altri tempi, uno di quegli apparecchi a manovella ai quali, nel fatidico passaggio tra Otto e Novecento, era pionieristicamente deputato il compito di catturare la realtà per trasformarla in cinematografo. Elena Pongiglione volle illustrare i racconti di Lo zio prete, il libro con il quale Santucci si era precocemente affermato nel 1951. Rimaste finora inedite, già al primo sguardo le tavole della pittrice rivelano una straordinaria affinità con la prosa di Santucci. Le figure di Elena Pongiglione sono sempre mobili e mai statiche. Anche quando si accendono di colori, continuano a dare l'impressione di essere state fissate su un dagherrotipo, con tutta la divertita solennità che il procedimento comporta: mettersi in posa, attendere che il fotografo si nasconda sotto la copertura, evitare di sobbalzare al lampo di magnesio.
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Anno edizione:2021
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