Libro decisamente fuori dal coro rispetto alle opere tipiche della Nemirovsky. Bel libro, a sfondo politico della Russia pre-rivoluzione.
L'affare Kurilov
Non è un caso che il Comitato rivoluzionario affidi la missione di "liquidare" Valerian Aleksandrovic Kurilov, l'odiato ministro della Pubblica Istruzione del regime zarista, proprio a Léon M.: orfano di due rivoluzionari russi, allevato in Svizzera a spese del "partito", questi non ha avuto altra famiglia che i "compagni", ed è cresciuto con l'idea "che una rivoluzione sociale fosse inevitabile, necessaria". Nel gennaio del 1903 Léon, non ancora ventenne, assume dunque la falsa identità del dottor Marcel Legrand e riesce a entrare nella casa di colui che gli studenti universitari hanno soprannominato il Pescecane. Perché oltre che un avido uomo di potere, Kurilov è anche feroce: non esita infatti a far sparare sugli studenti, né a farli arrestare, processare e giustiziare. Eppure, vivendo costantemente al suo fianco, il falso dottor Legrand scopre un uomo diverso: già al primo sguardo gli sembra "più flaccido, più sgretolato, più vulnerabile", e presto apprenderà che è gravemente malato. Inoltre, Kurilov è molto innamorato della seconda moglie, un'ex cocotte francese che i sovrani si rifiutano di ricevere, e a causa di questa donna, che tutti giudicano "sconveniente", affronterà perfino la disgrazia politica.
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Anno edizione:2009
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FF 08 aprile 2022Fuori dal coro
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“L’affare Kurilov” pubblicato per la prima volta nel 1933, fu fra i primi romanzi scritti dall’autrice ed ambientato nella Russia precedente alla rivoluzione d’ottobre, quando cioè quando l’impero non era crollato. In quegli anni il comitato rivoluzionario affida l’omicidio di Kurilov, ministro dell’istruzione soprannominato “Il pescane” a Léon M., orfano di due rivoluzionari. Assumendo l’identità del dottor Legrand egli riuscirà a entrare nella casa del ministro e capirà che non esiste solo il bianco e il nero, sia i rivoluzionari che l’aristocrazia russa hanno qualcosa di sbagliato e che dietro la figura di Kurilov c’è più di quel che si vede a primo impatto. La narrazione di questo libricino comincia con una piccola parentesi che vede Lèon, ormai invecchiato, fare conversazione con uno sconosciuto che lo ha riconosciuto a causa del famoso affare Kurilov. In seguito il lettore si trova catapultato ai giorni degli eventi grazie agli appunti, scritti in prima persona, che Lèon ha lasciato. Volendo cominciare dallo stile in cui il romanzo è scritto potrei dirvi che la Némirovsky ne possiede uno fluido e scorrevole anche quando scrive storie che potrebbero non piacere a tutti riesce a catturare il lettore. Quindi oltre la sua indubbia abilità come scrittrice possiamo sottolineare la sua straordinaria versatilità che le permette di destreggiarsi tra generi diversi tra loro, riuscendo sempre e comunque a conquistare il suo lettore. La storia è avvincente dall’inizio alla fine: dalle prime pagine si avverte una leggera suspense perché ci si rende conto che le cose non andranno esattamente come si vorrebbe, qualcosa andrà storto, qualcuno sarà titubante o sbaglierà. Lo sfondo storico è sicuramente molto interessante, ci permette di guardare alla Russia rivoluzionaria – con seguaci diffusi un po’ ovunque – prima ancora della famosa svolta e capirne un po’ i meccanismi.
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Renzo Montagnoli 31 dicembre 2016
Più leggo le opere di questa straordinaria narratrice, più mi stupisco, e non solo per la qualità indubbia delle stesse, ma per la versatilità dell’autore, capace di passare dal romanzo storico (Suite francese) a quello dissacrante, e che ora, con L’affare Kurilov, affronta un genere che tutto sommato dovrebbe esserle ostico, vale a dire un vero e proprio thriller. Ma, quando si è capaci di scrivere, quando si è dotati di un grande talento naturale, nulla è impossibile e si può eccellere in tanti campi. La vicenda del rivoluzionario Lev M. e del ministro zarista dell’istruzione Valerian Aleksandrovi? Kurilov, quest’ultimo un uomo crudele soprannominato il pescecane, non è di per sé nuova, cioè che ci sia un intellettuale che intenda sopprimere un tiranno non è infrequente, ma qui ciò che fa la differenza è che il primo vive abbastanza a lungo a stretto contatto del secondo, addirittura in casa sua, a cui ha approdato nella sua qualità di medico. Che sia per effetto del giuramento di Ippocrate, che sia per il conoscere a lungo e negli aspetti più intimi la vittima designata, sta di fatto che i propositi di Lev vacillano. Entrambi malati, di malattie che non perdonano, poco a poco si avvicinano e trovano di avere non pochi elementi caratteriali in comune. Ogni tanto si strappa qualche cosa nella corazza dietro cui si nascondono, ma poi si rattoppa tutto, perché in fin dei conti i due personaggi, se non uguali, sono perlomeno simili. La loro analisi psicologica é un gran pezzo di bravura della Némirovsky, che non parteggia per nessuno dei due, ma cerca di mostrarceli così come sono. Lev riuscirà a compiere la missione? Non anticipo nulla, per non far cadere la palpabile tensione che cresce a ogni pagina. Il romanzo comincia in sordina, ma con un colpo ad effetto, in una Nizza anni ‘30, poi progressivamente il ritmo cresce e si viene avvinti dalla trama e dalla straordinaria semplicità del linguaggio che, pur tuttavia, non è acerbo, ma assai maturo, capace di avventurarsi in approfondimenti di non poco spessore con una facilità disarmante. Da leggere, lo merita.
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