Se in "Un posto tranquillo" è il marito ad investigare sulla morte della moglie, in questo giallo, pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1959, è invece la neo moglie ad investigare sulla misteriosa scomparsa del marito. Anche qui un ruolo fondamentale lo gioca il viaggio in treno, che diviene chiave di lettura singolare di un paese come il Giappone degli anni '50-'60. Ogni volta le descrizioni dei percorsi ferroviari, che con la loro precisa e capillare efficienza mettono in comunicazione contesti e paesaggi ai confini della realtà, si configurano come chiare immagini iconografiche a commento delle relazioni interpersonali dei protagonisti caratterizzate invece dall'inesistente comunicazione, diventando contrappesi narrativi per una critica alla società moderna e non solo nipponica.
Agenzia A
Uhara Ken'ichi, manager in un'agenzia pubblicitaria, e Itane Teiko si sono appena sposati. Subito dopo la luna di miele Uhara deve trasferirsi temporaneamente nella città di Kanazawa per formare lì un nuovo collega, Honda, che dovrà poi prendere il suo posto. Dovrebbe essere un viaggio di breve durata, ma l'uomo non fa ritorno a Tokyo come previsto. La giovane moglie decide allora di ripercorrerne le tracce e si reca a Kanazawa. Insieme a Honda, inizia a indagare sulla sorte del marito. Perché è scomparso? È ancora vivo? Piano piano, la donna viene a scoprire dettagli della vita dello sposo a lei del tutto ignoti, rivelazioni sconvolgenti che la condurranno nel cuore di una vicenda fitta di misteri e delitti. Ispirato a un fatto reale avvenuto nel Paese del Sol Levante durante i drammatici anni del Dopoguerra, Agenzia A è un classico del giallo giapponese del Novecento, un racconto ricco di suspense e di finissimo acume psicologico.
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ReginaDelVinavil 25 novembre 2022Sorprendente
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Simona 26 gennaio 2022bello
Matsumoto Seicho è considerato il "Simenon giapponese" ed io sono abbastanza d'accordo con questa definizione. Avevo già letto Tokio Express che mi era piaciuto davvero molto, un po' più di questo che, tuttavia, ho apprezzato per le descrizioni attente e puntuali dei paesaggi e delle belle atmosfere del Giappone degli anni '50. Interessante la ricostruzione del ruolo di alcune donne giapponesi nel dopoguerra ai tempi dell'occupazione americana. Ho trovato avvincente la storia e mi è piaciuta la presa di coscienza della protagonista con le tensioni emotive cui è stata sottoposta, e la lenta ricostruzione del mistero, il tutto ben congegnato e credibile che non rende banale un libro giallo soprattutto nel finale. Il colpevole è facilmente intuibile ma questo non è un elemento disturbante nella lettura del libro. Unico elemento fastidioso che mi porta ad abbassare il punteggio in stelle anobiane è l'estrema ripetizione dei fatti di cui ormai si è venuti a conoscenza, quasi che ad ogni capitolo l'autore avesse bisogno di puntualizzare a che punto fossimo della storia, quasi a voler essere sicuro che il lettore abbia ben compreso ogni passaggio.. in effetti questo eccesso di zelo non serve, lo svolgimento dei fatti, dei pensieri e la consapevolezza di nuovi elementi sono molto chiari da subito.. Il mio giudizio è positivo e intendo leggere anche gli altri libri pubblicati e tradotti in Italia. Se vi ho incuriosito consiglierei comunque di partire da Tokio Express per fare la conoscenza dell'autore :).
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Simona 11 ottobre 2021giallo giapponese
Matsumoto Seicho è considerato il "Simenon giapponese" ed io sono abbastanza d'accordo con questa definizione. Avevo già letto Tokio Express che mi era piaciuto davvero molto, un po' più di questo che, tuttavia, ho apprezzato per le descrizioni attente e puntuali dei paesaggi e delle belle atmosfere del Giappone degli anni '50. Interessante la ricostruzione del ruolo di alcune donne giapponesi nel dopoguerra ai tempi dell'occupazione americana. Ho trovato avvincente la storia e mi è piaciuta la presa di coscienza della protagonista con le tensioni emotive cui è stata sottoposta, e la lenta ricostruzione del mistero, il tutto ben congegnato e credibile che non rende banale un libro giallo soprattutto nel finale. Il colpevole è facilmente intuibile ma questo non è un elemento disturbante nella lettura del libro. Unico elemento fastidioso che mi porta ad abbassare il punteggio è l'estrema ripetizione dei fatti di cui ormai si è venuti a conoscenza, quasi che ad ogni capitolo l'autore avesse bisogno di puntualizzare a che punto fossimo della storia, quasi a voler essere sicuro che il lettore abbia ben compreso ogni passaggio.. in effetti questo eccesso di zelo non serve, lo svolgimento dei fatti, dei pensieri e la consapevolezza di nuovi elementi sono molto chiari da subito.. Il mio giudizio è positivo e intendo leggere anche gli altri libri pubblicati e tradotti in Italia. Se vi ho incuriosito consiglierei comunque di partire da Tokio Express per fare la conoscenza dell'autore 🙂.
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