Titolo: “L’alimentazione in ostaggio” Autori: José Bové, Gilles Luneau Casa editrice: “Emi” Anno d edizione: 2016 “L’alimentazione in ostaggio” è un saggio pubblicato nel 2016 da José Bové, leader del movimento no global, oppositore dell’OGM e membro del parlamento europeo nel “Gruppo verde/Alleanza libera in Europa”, e Gilles Luneau, specialista della globalizzazione commerciale e questioni alimentari e giornalista presso molte riviste francesi (Nouvel Observateur, GEO…). Il saggio appartiene al filone della divulgazione scientifica, in particolare di quella alimentare. Si sofferma ad esempio sulle nuove tecnologie adottate in agricoltura e allevamento ed i relativi effetti negativi che comportano in vari ambiti, come quello sociale, ambientale, economico. Strutturato in brevi paragrafi raccolti in capitoli in base all’argomento, i due autori raccontano la realtà che si cela dietro alla produzione del cibo che consumiamo sulle nostre tavole. Partendo dalle sementi, il saggio denuncia come certe aziende comincino a creare ibridi di semi che danno vita a piante sicuramente resistenti a varie tipologie climatiche, anche grazie a pesticidi, erbicidi, fungicidi che sponsorizzano le stesse, ma provocano nel contadino dipendenza totale da queste aziende, in quanto gli ibridi non sono capaci di riprodursi autonomamente e le sementi devono sempre essere ricomprate. Simile approccio di dipendenza ormai viene adottato anche nell’allevamento, settorializzato in base alle necessità del compratore; quindi, ad esempio, ci sarà un allevamento di polli che produrrà solo uova, uno solo carne ed un altro ancora solo pulcini, in modo che l’uno fornisca l’altro. Inoltre le specie animali vengono ormai filtrate e geneticamente modificate creando ibridi che possano resistere a varie fasce climatiche. Ed ancora vengono affrontati altri argomenti come lo sfruttamento agricolo, i soprusi delle multinazionali verso i piccoli produttori in quei paesi del sud del mondo, annientando la loro economia, l’estinzione di varie specie animali e di semi a favore di quelle OGM, l’impoverimento naturale del terreno di azoto, potassio, fosforo che devono necessariamente essere integrati. Attraverso un linguaggio tecnico ma scorrevole, che rende il libro piacevole alla lettura, i due autori divulgano queste e tante altre informazioni attraverso la citazione di fonti scientifiche e statistiche ed anche mappe per fissare i concetti; ciò rende lo scritto rivolto ad un target molto ampio. Inoltre l’ambito attuale della disinformazione riguardo alle origini di quello che mangiamo rende il libro quasi appropriato al periodo che stiamo vivendo, e renderà sicuramente più coscienziosi ed attenti al cibo coloro che lo leggeranno. E’ un libro che consiglierei a tutti, ma soprattutto a coloro che non si informano della contingente situazione agricola e allevatrice.
L' alimentazione in ostaggio. Le mani delle multinazionali su quel che mangiamo
Stampanti 3D che «fabbricano» bistecche a partire da asettiche cellule di carne. Multinazionali che con la mano destra producono Ogm e con la sinistra distribuiscono pesticidi. Aziende che con i loro tentacoli arrivano ovunque (agroalimentare, ittica, confezionamento, ricerca, finanza,…) e trattano gli alimenti all’insegna del principio «massimo risultato col minimo sforzo», come un qualsiasi altro prodotto commerciale. «Lo spirito del profitto ha conquistato in poche decine di anni tutti gli strati della società rurale – scrivono gli autori di questa documentata inchiesta –. Ne constatiamo oggi i risultati: estinzione di specie, avvelenamento della biodiversità, incidenti sanitari, distruzione o accaparramento di quei beni comuni che sono l’acqua, l’aria, il suolo». Cosa fare di fronte a questo spirito predatorio del capitalismo applicato all’antica arte del cibo? Anzitutto tornare a Socrate, il quale già a suo tempo sosteneva che «nessuno può dirsi politico se non conosce il commercio dei cereali». Ovvero, sapere che l’economia del cibo gioca un ruolo enorme nella convivenza umana. Bisogna conoscere la verità di quel che mangiamo, per decidere in consapevolezza come e di cosa nutrirci. È necessario combattere con gli strumenti della cittadinanza attiva le derive dell’agrobusiness. Alle quali ci si può (pacificamente) ribellare, come suggeriscono Bové e Luneau. Perché la prima libertà da riprenderci è quella di decidere noi cosa metterci in tavola.
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