Altezza Reale è un’opera perfetta, come stile, scrittura, trama, messaggio che lascia trasparire. E’ una fiaba in realtà, con tanto di lieto fine che ha fatto storcere il naso a tanti critici di Mann. C’è il principe, ci sono i castelli, i balli di corte e la “principessa”; c’è una atmosfera un po’ trasognata ma anche malinconica ma le descrizioni sono molto realistiche ,penetranti e ironiche, perché volte a sottolineare la decadenza e il vuoto di una classe sociale , di un titolo così prestigioso. Il principe non gode di tutto quello che la sua condizione gli potrebbe garantire, perché egli è un “simbolo”, è l’idealizzazione che il popolo vuole del suo rappresentante: e lui si rassegna a questo vuoto ufficio : sorrisi, eleganza, esteriorità. Il principe dunque soffre di solitudine, come la può soffrire l’artista o colui che non si rassegna a farsi omologare. Infatti il principe ha anche un’anima, dei sentimenti e quando se ne accorge, allora la realtà cambia. C’è anche molto dell’autobiografia in questa opera, perché nella giovane Imma si può ben riconoscere Katia Pringsheim, la futura signora Mann.
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Anno edizione:2012
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