Un amore del nostro tempo - Tommaso Landolfi - copertina
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Letteratura: Italia
Un amore del nostro tempo
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Descrizione


Sigismondo e Anna, fratello e sorella, giovanissimi, si ritrovano, in occasione della morte del padre, nel maniero di famiglia. Si scrutano, sentono riaffiorare la complicità infantile. Ma a lungo non osano dirsi che sono follemente innamorati uno dell’altra. Questa situazione ricalca perfettamente (e il richiamo è una sfida) quella della seconda parte dell’Uomo senza qualità di Musil, quando Ulrich e Agathe si ritrovano. Ma il parallelo va ben oltre: come Ulrich e Agathe, una volta abbandonati al loro amore, cercheranno le «isole felici», in Polinesia, così anche faranno Sigismondo e Anna. Con una decisiva variante: a loro tutto va bene. Eppure alla felicità si accompagna sempre un’angoscia sottile e invincibile, un senso di «voraginosa sospensione».
Questo romanzo estremo e provocatorio fu pubblicato da Landolfi nel 1965 e passò inosservato, come un vero libro fantasma. Le scarse voci dei critici sembrarono deprecarlo, perfino come «dannunziano», in ossequio alla perenne vocazione italica per il «politicamente corretto», che obbligò per almeno trent’anni dopo la guerra a tacciare di dannunzianesimo tutto ciò che sapesse di décadence, quindi di letteratura. L’equivoco era totale. Il linguaggio alto, perennemente sopra le righe, di Sigismondo non è certo quello di Andrea Sperelli ma di un altro Sigismondo, quello di Calderón nella Vita è sogno, e allude a uno stato di reclusione metafisica, di prigionia in qualcosa che, pur non essendo la realtà, non accetta neppure una qualche realtà esterna: ora, questa è appunto la condizione originaria di Landolfi, quella piaga tormentosa da cui stilla tutta la sua letteratura, in fondo anch’essa una passione colpevole. In questo romanzo dunque il gioco di Landolfi è particolarmente audace, e diviso su due tavoli: come vita e come letteratura. Nella storia dei due fratelli egli sembra avere racchiuso la sua immagine segreta di una felicità acuminata, «sulla punta di noi» – e il riconoscimento amaro, vibrante, di un’impossibilità che rode dall’interno qualsiasi forma della felicità.

Dettagli

1 marzo 1993
157 p.
9788845909627

Conosci l'autore

Foto di Tommaso Landolfi

Tommaso Landolfi

1908, Pico (Frosinone)

Scrittore, poeta, traduttore e glottoteta italiano. Nato da famiglia nobile, si laurea in Lingua e Letteratura Russa all'Università di Firenze nel 1932. In gioventù frequenta la cerchia degli ermetici e collabora a «Letteratura» e «Campo di Marte». Landolfi esordisce come narratore nel 1937 col racconto umoristico e concettuale Dialogo dei massimi sistemi. Alimentato da infinite suggestioni letterarie (da Rabelais a Gogol' passando per i simbolisti...), il discorso narrativo di Landolfi verte soprattutto sull'incontro-scontro tra istinti e ragione, tra consapevolezza e inconsapevolezza, registrato con ironia e e lirismo. Tra i successivi libri di narrativa ricordiamo Il mar delle blatte e altre storie (1939), La pietra lunare (1939), Racconto d'autunno...

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