Prima di tutto piove sempre. E fin qui è un tratto di realismo, in una storia ambientata in Estonia. Ma poi realtà e irrealtà, percezione e allucinazione si confondono e sovrappongono, e i personaggi si aggirano per le pagine di questo libro e per le vie di una spettrale Tartu seicentesca come creature bagnate dalla pioggia e mosse dal vento alla ricerca della inafferrabile natura della loro anima. È un romanzo storico, ma dove la storia è appena accennata, lasciando alla curiosità del lettore il piacere di documentarsi su quanto avveniva nel Nord Europa alla fine del XVII secolo; così come sempre alla attiva partecipazione di noi che leggiamo è affidata anche la responsabilità di interpretare come realtà, sogno o delirio quanto accade al protagonista Laurentius Hylas, divenendo per lui i Philonous capaci di chiarificare le sue riflessioni, rese oscure dalla febbre malinconica che ammorba il suo corpo e la sua anima. Vi sembra intreccio un po' cupo? Forse, anzi senz'altro, e anche questo al pari di pioggia e vento non stona con l'Estonia. Ma per fortuna ci sono le api, che danno il titolo al romanzo e che con la loro vivace e meticolosa presenza aprono (brevi) squarci di possibile serenità. E comunque chissene della serenità, a noi lettori ci piace stare come in un sogno dentro a un sogno, anche quando è un incubo.
