Quello di Vollmann non è un atlante fatto di soli nomi e dati, ma quasi un organismo vivente, un alveare di persone. E quelle qui presentateci dall'autore sono storie di solitudine, tristezza, abbandono: un prontuario del degrado umano, i cui numeri sono quelli dei costi delle prostitute in giro per il mondo negli anni '90, di una cena in Oriente o di un taxi in Madagascar. A legare i cinquantacinque capitoli un filo tematico: il primo è collegato all'ultimo, il secondo al penultimo e così via, imperniando il tutto sul racconto centrale eponimo, la storia di un primo amore scomparso dai radar. Vollmann sembra appunto scorrere un atlante geografico, scegliere un luogo, calarsi in quella pagina di carta e rivivervi un ricordo legato. Oppure, l'operazione che fa più spesso è quella di partire da un sentimento, uno stato d'animo e dipanarlo nei luoghi di quell'atlante personale in cui lo ha vissuto. Ecco, forse il suo atlante somiglia un po' a quello della mitologia, quel gigante che portava sulle spalle il peso del mondo, solo che qui a sorreggerlo c'è un'umanità che popola i posti più tristi della Terra, incapace di redimersi ma non perciò priva di slanci positivi. Insomma, è una lettura estremamente particolare e direi anche complessa, in cui l'autore crea una poesia senza versi e senza licenze, ambientata una trentina di anni fa (quindi senza le più recenti tecnologie) eppure ultracontemporanea, perché ciò che non cambia mai è il soggetto: l'animo umano, osservato da migliaia di angolazioni differenti. Non disturbano particolarmente i cambi di persona (prima e terza si alternano) e risultano assolutamente privi di fratture i salti temporali; ecco: forse siamo di fronte ad una poesia che si sviluppa come un filo continuo nel tempo e nello spazio - in più tempi e in più luoghi - senza scosse, velata solo di una incancellabile malinconia.
L'atlante
L’atlante è un viaggio insieme geografico e personale: una mappa per orientarsi nel mondo «fuori» e al tempo stesso scoprire l’universo narrativo di uno scrittore che conosce ben pochi paragoni.
Dal Polo alla Jugoslavia devastata dalla guerra civile; dalla Somalia alle autostrade americane, dalla Thailandia a Pompei: non c’è quasi terra o contesto umano che William Vollmann non abbia esplorato e raccontato. L’atlante è, letteralmente, la cronistoria di questa erranza continua e irrequieta, ricostruita attraverso cinquantadue oggetti narrativi diseguali per lunghezza e per tono, ma accomunati dalla stessa brutale innocenza e umanità. I frammenti e i racconti sono organizzati in una struttura palindroma: il primo testo viene ripreso dall’ultimo, il secondo dal penultimo, e il racconto centrale contiene tutti gli altri, come una silloge ideale. Alcuni testi rappresentano una versione compressa dei libri che Vollmann al momento della pubblicazione aveva già scritto. Tanto basta per lasciar capire che L’atlante è un viaggio insieme geografico e personale: una mappa per orientarsi nel mondo «fuori» e al tempo stesso scoprire l’universo narrativo di uno scrittore che conosce ben pochi paragoni.
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Anno edizione:2023
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LuigiAmendola 02 settembre 2024Poesia "geografica"
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