Stupendo
Atti umani
Han Kang, con il terso, spietato lirismo della sua scrittura, scruta tante vite dilaniate, racconta oggi l’indicibile, le laceranti dissonanze di un passato che si voleva cancellato.
Una palestra comunale, decine di cadaveri che saturano l’aria di un "orribile tanfo putrido". Siamo a Gwangju, in Corea del Sud, nel maggio 1980: dopo il colpo di Stato di Chun Doo-hwan, in tutto il paese vige la legge marziale. Quando i militari hanno aperto il fuoco su un corteo di protesta è iniziata l’insurrezione, seguita da brutali rappresaglie; "Atti umani" è il coro polifonico dei vivi e dei morti di una carneficina mai veramente narrata in Occidente. Conosciamo il quindicenne Dong-ho, alla ricerca di un amico scomparso; Eun-sook, la redattrice che ha assaggiato il "rullo inchiostratore" della censura e i "sette schiaffi" di un interrogatorio; l’anonimo prigioniero che ha avuto la sfortuna di sopravvivere; la giovane operaia calpestata a sangue da un poliziotto in borghese. Dopo il massacro, ancora anni di carcere, sevizie, delazioni, dinieghi; al volgere del millennio stentate aperture, parziali ammissioni, tardive commemorazioni. Han Kang, con il terso, spietato lirismo della sua scrittura, scruta tante vite dilaniate, racconta oggi l’indicibile, le laceranti dissonanze di un passato che si voleva cancellato.
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Autore:
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Traduttore:
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Collana:
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Anno edizione:2023
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Formato:Tascabile
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Keisy 13 luglio 2025
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Robi 10 luglio 2025Meraviglioso
Un’autrice dalla penna meravigliosa. Sono senza parole
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Ceci 09 luglio 2025Banalità del male
Un libro di una spietatezza disarmante, ma necessario. Rendere un episodio storico così disturbante, un racconto corale umano e viscerale, conferma l'incredibile penna di Han Kang. Con sensibilità e pura maestria, offre un resoconto di uno degli episodi più crudeli della storia del ventesimo secolo: il massacro di Gwangju - seppur praticamente sconosciuto al di fuori della Corea - restituendo voce a soggetti eclissati dalla storia, troppo ingombrante per lasciare spazio al racconto personale, che invece rappresenta sempre qualcosa di intimo e irripetibile. Terminato un capitolo speravo che la spirale di violenza narrata cessasse, o, perlomeno, si assottigliasse, ma purtroppo non è stato così. In ogni capitolo seguitava incessante il sangue, la violenza, il dolore e il lutto. Un libro che mette l'accento sull'importanza della memoria, non solo come fatto collettivo, ma soprattuto personale.
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