The Ax in the Oak

Berlino ha ispirato tantissimi artisti di fama internazionale; basti pensare a David Bowie,Brian Eno, Iggy Pop e Lou Reed nella seconda metà degli anni Settanta; gli U2 nel 1990hanno lavorato a ‘Achtung Baby’ ai famosi Ton Studios, e ancora oggi questa splendidacittà dal passato inquieto continua ad affascinare artisti e semplici visitatori.Ben Weaver ha soggiornato a casa di un amico mentre scriveva ‘The Ax In The Oak’, hascritto praticamente buona parte del disco andando in giro per la città, rimanendoaffascinato dalla sua apertura culturale e visiva, dalla sua gente, dai suoi stimoliemozionali. L’album non è dedicato a Berlino, ma a ciò che questa città ha provocatonell’intimo dell’artista.Tornato a casa negli States (Minneapolis), Ben ha chiesto nuovamente a Brian Deck di collaborare al disco comeavvenne per il precedente (Paper Sky, 2007 Glitterhouse – Venus Esclusiva); non avendo un’idea precisa di come farsuonare i brani scritti a Berlino, Ben ha lasciato al proprio istinto e alle ‘visioni’ berlinesi la guida spirituale, lasciando chei testi guidassero la musica, che le melodie scivolassero in un sound che potesse rendere quello che l’istinto avevacreato a Berlino.Il risultato finale è un disco che sicuramente può molto piacere ai numerosi seguaci del cantautore americano, ma anchea tutti i fans di Bon Iver, di Bonnie ‘Prince’ Billy, per cui di quel filone di artisti che ritornano ad una forma canzonemolto semplice, molto istintiva, a volte intimista, a volte molto aperta dove spesso voce, melodia e chitarra sono la basedi tutto, accompagnati dalla tradizionale formula basso-batteria.