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Anno edizione: 2023
Anno edizione: 2023
«Le azioni erano mostruose, ma chi le fece era pressoché normale, né demoniaco né mostruoso.»
Otto Adolf Eichmann, catturato in un sobborgo di Buenos Aires la sera dell'11 maggio 1960, trasportato in Israele nove giorni dopo in aereo e tradotto dinanzi al Tribunale distrettuale di Gerusalemme l'11 aprile 1961, doveva rispondere di quindici imputazioni, avendo commesso, "in concorso con altri", crimini contro il popolo ebraico, crimini contro l'umanità e crimini di guerra sotto il regime nazista, in particolare durante la Seconda guerra mondiale. Hannah Arendt va a Gerusalemme come inviata del "New Yorker". Assiste al dibattimento in aula e negli articoli scritti per il giornale sviscera i problemi morali, politici e giuridici che stanno dietro al caso Eichmann. Ne nasce un libro scomodo: pone le domande che non avremmo mai voluto porci, dà risposte che non hanno la rassicurante certezza di un facile manicheismo. Il Male che Eichmann incarna appare alla Arendt "banale", e perciò tanto più terribile, perché i suoi servitori più o meno consapevoli non sono che piccoli, grigi burocrati. I macellai di questo secolo non hanno la "grandezza" dei demoni: sono dei tecnici, si somigliano e ci somigliano.
Oggi volevo parlarvi di "La banalità del male" di Anna Arendt, editore Feltrinelli. La Arendt fu un'importante filosofa tedesca d'origine ebraica che si trasferì negli Stati Uniti per sfuggire alle persecuzioni naziste. Nel 1961 fu inviata come reporter del New yorker al processo Eichmann che si tene a Gerusalemme e il libro contiene i suoi articoli. Davanti ad Eichmann si trovò sconcertata perché si trovò davanti una persona comune e non il temibile gerarca nazista che si aspettava. Formulò quindi la sua ipotesi sulla banalità del male: il male banale che si può annidare in tutti noi è dovuto a una mancanza di ragionamento critico inteso come una mancanza di dialogo del sé con sé stesso, di riflessione sulle proprie azioni e sulle loro conseguenze. È un libro che contiene interessanti spunti di riflessione e che consiglio a tutti gli appassionati di questi argomento.
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Leggere Hannah Arendt è fondamentale per comprendere come la Storia non sia solo fatta di date, equilibri interrotti e grandi fatti, ma soprattutto prodotto di decisioni umane. Il processo Eichmann illumina quanto la crudeltà esercitata da uomini contro altri uomini sia stata concretizzata da esseri non più "umani", esseri non capaci di giudicare, di pensare, di immaginare. La banalità del male chiede di essere letto. Solo ragionando e parlando di cosa sia stato l'Olocausto si può arrivare a comprenderlo e soprattutto a non negarlo.
Testo fondamentale per comprendere lo scempio creato dall'uomo durante il Nazismo. La filosofa tedesca Hannah Arendt scrive questo libro nel 1963, in seguito al processo contro il criminale nazista Adolf Heichmann, arrestato in Argentina nel 1960. Inviata speciale del “New Yorker”, Hannah Arendt constatò che l'imputato non si sentiva colpevole delle sue azioni poichè, secondo il suo pensiero, avrebbe solo svolto il mestiere per conto dello Stato. Il libro è un ottimo testo per avere una panoramica ricca di dettagli, date ed informazioni, su quello che è stato uno dei più tragici eventi del secolo scorso, la Shoah.
Un libro necessario, mai superato, sempre attuale. Da leggere e tenere in bella mostra in libreria.
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