Barricate a Palermo. La rivolta ibrida del Sette e Mezzo
Approfittando della circostanza che nei mesi dell'estate 1866 la guerra tra Italia e Austria aveva sguarnito i presidi militari dell'Italia meridionali, i ceti popolari di Palermo e dei comuni limitrofi insorsero dal 15 al 22 settembre di quell'anno mettendo a ferro e fuoco le strade e le piazze, costruendo centinaia di barricate, dando l'assalto agli uffici pubblici e alle prigioni. La rivolta, che per i giorni della sua durata fu chiamata "Il Sette e Mezzo" aveva le stesse caratteristiche di quelle dei decenni precedenti e i ribelli erano spesso guidati dagli stessi capi squadra che avevano agito in quelle occasioni, ma le forze governative e la stampa nazionale, nel timore di perdere prestigio a livello internazionale, la bollarono come espressione di "barbarie e inciviltà" e frutto di manovre della nascente mafia. Il governo Ricasoli nominò Commissario straordinario il generale Raffaele Cadorna che giunse in Sicilia quando il moto popolare era oramai spento. In violazione dello stato di diritto, Cadorna ordinò l'ennesimo stato d'assedio con coprifuoco, disarmo generale, arresti indiscriminati, tribunali militari di guerra. Rimarrà così irrisolta "la quistione siciliana".
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