La bella di Mosca

Eccessivo e provocatorio, crudo e realistico, contorto e cervellotico: ho ritrovato in questo romanzo i temi e le atmosfere che mi avevano colpito al mio primo incontro con Erofeev ("Vita con un idiota"). Peraltro comprendo come, estrapolata dal suo contesto, la narrativa di Erofeev perda gran parte della sua forza di dirompente rottura con il monolitico conformismo sovietico (quello stesso conformismo che ha reso così insipida gran parte della narrativa di quell'era). Nel turbillon della vita della protagonista, che si mantiene grazie alla sua straordinaria bellezza ma ne è al tempo stesso vittima, Erofeev accosta sapientemente la parodia sociale all'esplorazione delle aree più insondabili della psiche umana (e mi pare che la cosa gli riesca piuttosto bene anche con la spesso insondabile psiche femminile); lo stile richiama i classici della tradizione "delirante" della letteratura russa (dal "Diario di un pazzo" di Gogol' a "Pietroburgo" di Belyj), attualizzandolo ma senza per questo riuscire a renderlo digeribile al lettore italiano medio. Magistrale, peraltro, il talento narrativo che traspare da alcune scene, tra cui l'amarissimo finale.

Ho abbandonato la lettura di questo libro dopo poche pagine ed è una cosa che non mi è mai capitata. La prosa è contorta e si fa molta fatica a leggere. Inoltre cosa abbia di erotico questo libro non l'ho capito... da evitare.