Ho trovato questo libro spesso tanto quanto il suo volume, l'autore rimane preciso e chiaro nei tratti storici ma la trama .... una noia! senza parlare poi della sua continua nausea che riusciva a trasmettermi ogni volta che aprivo questo tomo di 900 p. L'ho messo tra i libri da NON rileggere!
Nato in Alsazia da padre tedesco e madre francese, Maximilien Aue dirige sotto falso nome una fabbrica di merletti nel nord della Francia. Svolge bene il suo lavoro, è un uomo preciso ed efficiente. Preciso ed efficiente, del resto, lo era stato anche negli anni del nazismo, quando fra il 1937 e il 1945, aveva fatto carriera nelle SS in Germania. Pur essendo un nazionalsocialista convinto, il giovane e brillante giurista era entrato per caso nel corpo, punta di diamante del Reich hitleriano: fermato dalla polizia dopo un incontro omosessuale, aveva accettato di arruolarsi per evitare la denuncia. Nel 1941 Max è sul fronte orientale, dove dà il suo contributo al genocidiodi ebrei, zingari e comunisti. Al crepuscolo del nazismo, viene in aiuto a Max il suo bilinguismo: assumendo l'identità di un francese deportato in Germania, riesce a fuggire. Trascinato dalla corrente della storia e inseguito da fantasmi che, come furie benevole dei greci, le eumenidi, cercano vendetta, Max Aue è parte di noi, la parte più nera.
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Titolo: LE BENEVOLEAutore: JONATHAN LITTELLEditore: GIULIO EINAUDI EDITOREAnno: 2008Vol. in -8 (13,5 x 20,7 cm.), brossura editoriale illustrata in rosso e nero, titoli in bianco sul piatto e al dorso, pp. 953, (3). In buone condizioni.
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Anno edizione:2008
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ANGEL LIPPIELLO 25 marzo 2012
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SILVIA ZANGOLI 03 aprile 2011
Littell propone un romanzo complicato e dalle mille sfaccettature, amalgamando storia e fantasia. In primo piano durante tutta la narrazione egli pone gli uomini,cercando di penetrare nella loro psiche e calandosi a fondo nell'animo dei carnefici. E' anche un romanzo di buono spessore documentaristico, offrendo nitidi affreschi di eventi realmente accaduti e approfondendo le teorie antropologiche razziali e gli influssi filosofici dell'epoca. ottimo lavoro, ma a tratti diviene molto arduo da leggere. Per veri appassionati di storia.
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SIMONA BONANNI 11 novembre 2010
Sicuramente un bel libro, e su 900 pagine e passa si può anche accettare che delle parti non convincano del tutto. D'altra parte l'impresa era ardua: narrare un periodo storico ancora scottante come quello nazista dalla parte del carnefice e non della vittima, allo stesso tempo cercando di spiegare, senza abbandonare la sfera romanzesca, ma anzi, spingendo sull'acceleratore del rocambolesco, cosa abbia fatto sì che una così larga fetta della popolazione tedesca e non solo abbia assistito, ora indifferente, ora attivamente partecipe, ad uno sterminio e ad una violenza tra le più abominevoli che il genere umano abbia conosciuto. Littel sceglie, e qui io dico purtroppo, la strada della perversione degli animi, e ci dipinge un protagonista, e in generale un po' tutti i suoi personaggi, come depravati, folli o deliranti. La soluzione più facile, insomma, un bieco tentativo di riproporci la teoria del "mostro" che tanto rassicura la parte sana della società. Detto questo, se le ricostruzioni storiche riescono ed incantano, anche quando si perdono in dettagliatissimi elenchi ed in approfondite teorie filosofico/politiche, appena si tocca il personale di Aue, il suo passato, il tema dell'incesto e dell'ossessione, si rasenta spesso il ridicolo e il tedioso, con un gusto quasi irritante per lo sconcio ed il voyerismo senza scopo. Per non parlare delle ultime 50 pagine in cui, in una Berlino ormai devastata dai bombardamenti degli Alleati e dai carrarmati russi, la fuga dei protagonisti rasenta scene da filmazzo americano, strappandoci più di un sorriso. Ciò nonostante un libro che vale la pena affrontare, nonostante la mole e le scene decisamente per stomaci forti. Resta solo l'impressione che la spinta a scriverlo sia stata più nella voglia di scioccare e sconvolgere che in quella di commemorare.
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