Un romanzo epocale e iperrealistico assolutamente da leggere e che sembra quasi essere un autobiografia. Sfida ogni precedente narrazione sull'argomento, la seconda guerra mondiale, il nazismo, la deportazione degli ebrei tutto visto e interpretato da un punto di vista diverso. la sola nota negativa e quella di contenere un centinaio di nomi e parole tedesche impossibili da ricordare. resta comunque un bellissimo romanzo, che trasmette forti emozioni.
Le benevole
Vincitore premio Goncourt 2006
Maximilian Aue dirige una fabbrica di merletti nel Nord della Francia, la guerra è ormai lontana. È nato in Alsazia da madre francese: parla così bene la lingua materna che non ha avuto difficoltà a nascondere, durante il caos del dopoguerra, il suo passato da ufficiale delle SS. Racconta la sua storia senza alcun rimorso. Infanzia in Francia, studi di diritto e di economia politica in Germania: il giovane Maximilian è intelligente, colto, omosessuale (in lui l'omosessualità si lega all'incesto, all'amore morboso per la sorella). Sorpreso in un luogo compromettente, viene salvato da un giovane SS che lo prende sotto la sua protezione: Max entra nelle SS anche perché è affascinato dall'ideologia nazista. Dopo essere stato a Parigi, passa sul fronte orientale: in qualità di ufficiale redige rapporti per i vertici del Reich sull'avanzare della campagna di Russia. Ferito alla testa a Stalingrado, si salva per miracolo e diventa un eroe nazionale. In seguito lavora a stretto contatto con Himmler per riorganizzare i campi di concentramento, e viene spedito a cercare in Ungheria manodopera per le industrie belliche. A Berlino si dedica alla scherma e al nuoto; assiste ai concerti diretti da Karajan e Furtwängler; ha una sterile storia sentimentale con una donna. Dopo un tentativo di fuga in Pomerania, ritorna nella capitale e vive il crepuscolo del nazismo. Un affresco epico e tragico, che fa rivivere la tragedia della seconda guerra mondiale dal punto di vista ripugnante dei carnefici.
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Autore:
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Collana:
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Anno edizione:2014
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Formato:Tascabile
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Un libro che mi ha fatto vedere e percepire l'altro lato della medaglia, quello di cui nessuno parla e che fa rabbrividire. L'orrore della guerra raccontato dall'interno, dagli occhi di un cattivo. Ma la domanda viene lecita: cosa avrei fatto io al suo posto? Come mi sarei comportato? La risposta non è semplice da dare, anzi credo impossibile: in fondo, degli essere umani è sempre bene non fidarsi.
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Romanzo complesso, molto complesso, ma assai profondo. Difficile districarsi negli intrichi della gerarchia nazista, ma anche nelle lunghe descrizioni l'orrore si mescola al desiderio di conoscere i meccanismi (psicologici e non) dei "signori della guerra". Impressionanti e terribili le descrizioni delle battaglie sul fronte orientale e a Stalingrado, anche se - probabilmente - frutto di fantasia. Narrazione tragicamente, orrendamente, terribilmente iperrealistica. Definirlo semplicemente un “romanzo sull’Olocausto” non è sufficiente: con il suo fluire lento, i continui riferimenti militari, le citazioni colte, e soprattutto con l’anima del lettore che si crepa nel racconto dettagliato dei crimini più tremendi, “Le benevole” costringe a un impegno emozionale difficile da riscontrare nella moderna letteratura.
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