"Il filo del rasoio" è un romanzo piacevole e ben costruito, che racconta la ricerca interiore di Larry Darrell, un giovane reduce di guerra deciso a sottrarsi alle convenzioni sociali per inseguire un senso più profondo dell’esistenza. La storia è interessante, tocca temi universali come la libertà, la spiritualità e il rifiuto del materialismo, e riesce a coinvolgere il lettore con la sua atmosfera di inquietudine e scoperta. Tuttavia, nonostante la solidità della trama e l’intelligenza dell’intreccio, non si può dire che "Il filo del rasoio" sia una pietra miliare della letteratura. La prosa di Maugham, elegante ma spesso gonfia di cliché, tende a perdere freschezza e spontaneità, finendo per risultare un po’ manierata e prevedibile. Alla lunga, il tono quasi teatrale e artificioso rende la lettura meno incisiva di quanto la storia meriterebbe. In ogni caso, è un romanzo piacevole da leggere, capace di intrattenere e offrire spunti di riflessione. Ma se dovessi scegliere un solo libro da portare su un’isola deserta dove restare per il resto della mia vita, non sarebbe di certo questo.
