“I dispiaceri del vero poliziotto” mi è piaciuto, non lo metto in relazione con ‘2666’, non mi interessa, lo leggo come opera a sé, opera certamente rimaneggiata, un’opera incompleta ma che sono contento lo stesso di aver letto. Sono contento di aver conosciuto Padilla, di aver conosciuto altri due Oscar e Rosa Amalfitano, un nuovo Arcimboldi senza la Acca, di aver visto da un’altra angolazione la Santa Teresa del Sonora. Per aver avuto un’altra occasione per voler conoscere Leopoldo María Panero. Roberto Bolaño è morto e ha lasciato molte storie incompiute eppure così le sue storie assomigliano dippiù alla vita, perché sono pochissime in vita le storie di cui possiamo dire di conoscere inizio e fine. Nemmeno la nostra fine conosceremo. La nostra fine la conosceranno gli altri.
I dispiaceri del vero poliziotto
Il sogno di ogni vero lettore non è forse di ritrovare, anche solo per poco, i personaggi di un libro che ha appassionatamente amato? Ebbene, lo vedrà realizzarsi, per la prima volta, in questo romanzo, dove riappaiono alcuni dei personaggi di "2666". Per poterli incontrare di nuovo, però, dovrà accettare il rischio di intraprendere un viaggio quasi iniziatico, all’interno di una foresta in cui le piste si confondono e si aggrovigliano. Ma il vero lettore non esiterà, e si trasformerà lui stesso nel vero poliziotto del titolo: colui che (come Bolaño) «cerca invano di mettere ordine in questo dannato romanzo». Inoltrandosi dunque nella trama fittissima e imprevedibile di queste pagine, scoprirà, per esempio, che il professor Amalfitano è approdato in Messico dopo essere stato espulso dall'Università di Barcellona per omosessualità, e ne conoscerà il nuovo amante, un irresistibile falsario di dipinti di Larry Rivers (mentre dell’ex amante, un poeta malato di Aids, leggerà le impagabili lettere); e rivedrà anche l’incantevole Rosa Amalfitano, di cui sembra innamorarsi il poliziotto Pedro Negrete, incaricato di indagare sul professore insieme allo scherano Pancho, erede di una dinastia di donne violate... Nel frattempo si lascerà sedurre, il vero lettore, da digressioni letterarie impertinenti, classifiche irriguardose, biografie fittizie, atmosfere inquietanti, sogni rivelatori. Con l'imperturbabile senso del ritmo e la dovizia visionaria delle sue storie, Bolaño saprà ipnotizzare il suo lettore-poliziotto, imponendogli un modo di raccontare nuovo e sorprendente. Sicché, alla fine, l'unico «dispiacere» che quegli proverà sarà di vedere i personaggi, già da sempre in fuga, sottrarsi ancora una volta: come se, terminato il libro, «saltassero letteralmente fuori dall'ultima pagina e continuassero a fuggire».
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