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Il cavaliere e la morte - Leonardo Sciascia - ebook
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cavaliere e la morte
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Descrizione


Mentre l’azione si dipana, mutandosi in un potente apologo, il Vice – il commissario di polizia protagonista di questo romanzo – tiene sempre nella mente l’incisione di Dürer intitolata "Il cavaliere, la morte e il diavolo", che lo ha accompagnato sulle pareti di tante stanze, nelle sue peregrinazioni da un ufficio all’altro, come se in quell’immagine si celasse il segreto di ciò che avviene intorno a lui. Solo che il mondo, ormai, sembra poter fare a meno del Diavolo. Forse perché «il Diavolo era talmente stanco da lasciar tutto agli uomini, che sapevano fare meglio di lui».
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Dettagli

Testo in italiano
Tutti i dispositivi (eccetto Kindle) Scopri di più
91 p.
Reflowable
9788845975622

Valutazioni e recensioni

Recensioni: 5/5

Sciascia qui mette in scena un ispettore di polizia gravemente malato, forse pensando al commissario Barlach di Durrenmatt, ma più probabilmente alla propria esperienza (morirà l'anno dopo). La struttura è curiosamente simile a quella di uno dei primissimi suoi romanzi, A Ciascuno il suo: anche lì c'era un investigatore dotato di onestà ma privo di furbizia, un'incrostazione di poteri che si insospettisce e infine lo uccide, una donna che parla troppo. Ma qui in più c'è la presenza della morte, la malinconia dell'inverno in una città del Nord, la quasi completa solitudine del poliziotto, che non può nemmeno godersi le serate al circolo.

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Renzo Montagnoli
Recensioni: 4/5

“Stanca la Morte, stanco il suo cavallo: altro che il cavallo del Trionfo della morte e di Guernica. E la Morte, nonostante i minacciosi orpelli delle serpi e della clessidra, era espressiva più di mendicità che di trionfo. <<La morte si sconta vivendo>>. Mendicante, la si mendica.” Scritto da Leonardo Sciascia, quando già era ammalato di un male che poi lo portò alla morte, è un racconto crepuscolare, in cui svela le sue naturali paure e i suoi istinti emotivi. E’ un ritorno alla narrativa poliziesca, ma sempre inserita in un contesto di un potere corrosivo, un mostro dai mille tentacoli che qualunque cosa tocchi diventa essa stessa un simbolo del male. Il protagonista, in cui in fondo si riflette Sciascia stesso, è un vice commissario di polizia che indaga sull’omicidio dell’avvocato Sandoz. E’ un uomo solo, malato, che sa che la morte si avvicina e che svolge la sua attività in modo apparentemente dimesso, in contrasto aperto con il suo diretto superiore, che dalla vita si aspetta molto come gratifiche e che non osa toccare un potente, l’industriale Aurispa, prendendo anzi subito per buono un indizio del tutto inconsistente, ma che pone il principale sospetto al riparo dalla giustizia. Il vice commissario non ha prove, ma è sicuro che il colpevole sia proprio l’intoccabile, grazie ai colloqui avuti con due donne e con un amico, ex agente dei servizi segreti. Scopre anche così che quel delitto non è stato fortuito, ma che il suo autore è anche coinvolto in altri ancora insoluti. E’ la tradizionale lotta fra il bene e il male, fra la giustizia e l’ingiustizia, fra un uomo che osa anche perche perché sa che la sua vita sarà in ogni caso breve e che forse è meglio lasciare il mondo sotto i colpi di una pistola, piuttosto che languire a lungo e soffrendo in un letto d’ospedale. In una nazione in cui il potere corrosivo si espande come una metastasi, omologando chiunque, il vice commissario, quasi un nuovo Gesù, si oppone, per quanto possibile e benché sia consapevole che la sua battaglia è persa in partenza; tutto e tutti gli sono contro, anche quella morte di cui avverte il fiato sul collo, ma lui prosegue imperterrito, facendo leva sulla sua intelligenza e su una sottile ironia che gli impedisce di essere compassionevole con se stesso. Ha sempre sotto gli occhi una riproduzione di un’opera di Durer, Il cavaliere, la morte e il diavolo, una metafora della sua situazione, una certezza che nei tempi è sempre stata una lotta fra il bene e il male, fra quel cavaliere che è lui e quel diavolo che è Aurispa. Fra loro c’è solo la morte, che alla fine, come per tutti, pareggerà i conti. La narrazione è coinvolgente, anzi in questo scritto lo è ancora di più, proprio perché fra autore e personaggio si riscontra più che mai una grande identità, entrambi straziati da un tumore, amanti delle sigarette, del caffè forte, del fascino e della personalità delle donne. Sciascia non poteva lasciarci con un addio migliore di questo.

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Leonardo Sciascia

1921, Racalmuto

Leonardo Sciascia è stato uno scrittore e uomo politico italiano. Esordisce sotto il segno di una prosa poetica (Favole della dittatura, 1950; La Sicilia, il suo cuore, 1952) che lascia però presto il passo ad una vena che si rivelerà per lui più feconda. A dire dello stesso Sciascia, la sua cifra più autentica affonda infatti le radici in «una materia saggistica che assume i modi del racconto». Questa direzione è subito evidente fin da Le parrocchie di Regalpetra (1956) e Gli zii di Sicilia (1958), che mostrano come gli spunti di cronaca isolana si sappiano fare pretesto e cornice per indagare sul costume sociale e le sue degenerazioni.Esempi ancor più compiuti in tal senso saranno Il giorno della civetta (1961) e A ciascuno...

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