Per un ritratto dello scrittore da giovane
Questo libro raccoglie per la prima volta saggi che Sciascia dedicò a scrittori quanto mai diversi, spesso con il fine dichiarato di rivendicarne l’opera e aiutarla a trovare nuovi lettori. Attività che risultò preziosa per tutti e molto gli era cara. Fu lui stesso a tratteggiarla come meglio non si potrebbe: «Qualche anno fa, a un giornalista che gli chiedeva perché scrivesse ormai tanto poco, Maurice Nadeau rispose che scoprire un nuovo scrittore, o riscoprirne uno dimenticato, era per lui uno scrivere, un continuare a scrivere. E questa dichiarazione – di un critico-editore cui noi scrittori, in tutto il mondo, dobbiamo molto – mi pare (sarebbe il caso di dire “minimalisticamente”) di poter farla mia: per il piacere che ho sempre avuto di consigliare gli editori a me più vicini alla pubblicazione o ripubblicazione di certi autori, di certi libri. Certo, l’ho fatto con minore impegno e assiduità di Nadeau, più dilettantisticamente e magari capricciosamente: ma l’aver contribuito a rivelazioni o ritorni di certi scrittori, è per me motivo di soddisfazione e di gioia come se l’accoglienza che i lettori fanno ai loro libri – più o meno calorosa, ma comunque attenta – l’ottenessi con libri miei. Da quando, in anni lontani, ho incontrato Salvatore Sciascia, che dalla sua libreria di Caltanissetta intraprendeva attività di editore, il diletto di consigliare libri da fare, e di aiutare a farli, è stato quasi regolarmente parte delle mie giornate: fin quando, appunto, ne ho avuto diletto». Tale è dunque l’«animus» che muove questi testi, non solo quando si tratta di aspetti particolari di autori venerati come Voltaire o Borges, ma soprattutto quando Sciascia si inoltra fra gli scrittori della sua terra, da Tomasi e De Roberto fino ai misconosciuti G.A. Borgese (la cui infanzia e adolescenza sono evocate, anche grazie a documenti inediti, nel saggio più lungo e toccante), Maria Messina, sorta di Katherine Mansfield indigena, Luigi Natoli, autore di romanzi d’appendice alla Ponson du Terrail, ai poeti come Lucio Piccolo, e infine a figure memorabili avvolte dall’ombra, come l’appartato pedagogo Luigi Monaco, «uno di quegli uomini che non scrivono libri forse perché il loro destino è di avviare altri a scriverne». Gli scritti che qui presentiamo apparvero tra il 1955 e il 1989.
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