Prima edizione. ''Biblioteca Adelphì', 145 - Brossura editoriale con bandelle, 299 pagine; a cura di Diana Grange Fiori. Copia in eccellente stato di conservazione -- Questa «antologia personale», che attraversa gli scritti di Henri Michaux da ''Chi fuì' (1927) al ''Giardino esaltato'' (1983), è stata composta dall'autore su richiesta dell'editore italiano. Tutta l'opera di Michaux risponde a una domanda che non riusciamo a formulare, eppure sentiamo essenziale. Col tempo, i suoi scritti si dimostrano sempre più nettamente insituabili, come già lo erano quando cominciarono ad apparire, nella Parigi degli anni venti. Possono presentarsi come racconti, poesie, riflessioni, esorcismi, dialoghi, aforismi, visioni: ma ogni volta li sentiamo evadere dal quadro di una forma preesistente. Ed è questa una peculiarità costante di questo scrittore, che ha con la ‘letteraturà rapporti di acuminata diffidenza. I suoi paesaggi sono sempre altrove, in un Tibet dell'anima. Ogni libro di Michaux è il resoconto di un'esplorazione, che ama calarsi nelle «infinitesime fluttuazioni», ma si azzarda anche a perdersi nella sterminata vastità. Nelle sue pagine troviamo tracciati, con la precisione cerimoniale di un calligrafo cinese, innumerevoli «movimenti dell'essere interiore», soprattutto quelli che non hanno più un nome o non l'hanno mai avuto. Ciascuno di questi movimenti è una breccia fra il visibile e l'invisibile. I testi sono le macerie di quelle «brecce». Ogni racconto è l'accenno di una metamorfosi. .
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Prima edizione. ''Biblioteca Adelphi'', 145 - Brossura editoriale con bandelle, 299 pagine; a cura di Diana Grange Fiori. Copia in eccellente stato di conservazione -- Questa «antologia personale», che attraversa gli scritti di Henri Michaux da ''Chi fui'' (1927) al ''Giardino esaltato'' (1983), è stata composta dall'autore su richiesta dell'editore italiano. Tutta l'opera di Michaux risponde a una domanda che non riusciamo a formulare, eppure sentiamo essenziale. Col tempo, i suoi scritti si dimostrano sempre più nettamente insituabili, come già lo erano quando cominciarono ad apparire, nella Parigi degli anni venti. Possono presentarsi come racconti, poesie, riflessioni, esorcismi, dialoghi, aforismi, visioni: ma ogni volta li sentiamo evadere dal quadro di una forma preesistente. Ed è questa una peculiarità costante di questo scrittore, che ha con la ‘letteratura' rapporti di acuminata diffidenza. I suoi paesaggi sono sempre altrove, in un Tibet dell'anima. Ogni libro di Michaux è il resoconto di un'esplorazione, che ama calarsi nelle «infinitesime fluttuazioni», ma si azzarda anche a perdersi nella sterminata vastità. Nelle sue pagine troviamo tracciati, con la precisione cerimoniale di un calligrafo cinese, innumerevoli «movimenti dell'essere interiore», soprattutto quelli che non hanno più un nome o non l'hanno mai avuto. Ciascuno di questi movimenti è una breccia fra il visibile e l'invisibile. I testi sono le macerie di quelle «brecce». Ogni racconto è l'accenno di una metamorfosi. .
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Anno edizione:1984
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- Condizioni: Usato - Ottima condizione
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