Emerge dalla storia raccontata in questo libro non solo la grande sofferenza di chi è sopravvissuto alla Shoah ma anche di chi, oltre al proprio dolore, deve affrontare la vita in una società indifferente che né lo accoglie né lo comprende o sostiene. Non c’è assolutamente un riscatto. Il racconto si sviluppa in un continuo alternarsi di passato e di presente, tra ricordi e esistenze ingombranti all’insegna comunque di una solitudine sofferta. Forse per la mancanza di una linearità nella narrazione e nello stile, la lettura non mi ha completamente coinvolto.
Brodo senza pollo
Un diario che va avanti e indietro, avanti e indietro nel tempo, tra curiosità, fantasie, cadute, disamori, espedienti per tirare avanti e tenersi stretta una sofferta solitudine. Per il protagonista di questo racconto il trauma della Shoah non trova riscatto in una società egoista e fredda, e un sostegno assai scarno gli giunge dalla lontana tradizione ebraica. Centrale e determinante rimarrà sempre il rapporto con la madre, intenso e doloroso, e tuttavia non privo di insegnamenti: un legame profondo e una disperata, testarda speranza.
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Anno edizione:2011
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