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Libro di viaggio scritto a quattro mani. I fratelli Carofiglio, Gianrico e Francesco, durante un viaggio nella "loro" Puglia verso una casa di famiglia ormai venduta che deve essere svuotata, si punzecchiano e ricordano l'infanzia, l'adolescenza e la famiglia, attraverso brevi racconti e aneddoti. La lettura è gradevole e scorrevole, ma il libro sembra esser stato scritto più per fare cassa che per altro. Alla fine del romanzo troviamo anche sette ricette di cucina. Senza dubbio i due scrittori hanno talento e sono bravissimi ognuno nel suo campo: Gianrico nei gialli e nei saggi politici, Francesco nei romanzi più intimi e drammatici.
Sono in primo luogo gli odori, percepiti dai due fratelli nella casa di vacanze dell'infanzia che stanno per consegnare al nuovo proprietario, a far partire una scia di ricordi, non sempre concordi, su come erano da ragazzi e su come sono diventati nel corso della vita. E' un libro fatto molto di dialoghi, dove tanti episodi vengono quasi ammantati di leggenda, come tutti i ricordi che ciascuno conserva a proposito della propria giovinezza; qui i ricordi vengono confrontati e acquistano una tonalità agrodolce e un'espressione letteraria. Un esempio della scrittura di questo libro, prodotto a due mani dai fratelli Carofiglio: "A pensarci quello era un mondo in cui c'erano più odori. Non so come dirlo. Odori di ogni genere. Buoni e cattivi". "Secondo me la questione è diversa. Eravamo noi a sentire gli odori perché eravamo bambini.... per via di un processo culturale. Tendiamo a rifiutarli perché alludono alla parte più elementare, animalesca se vuoi, della nostra natura". E' un mémoire gastronomico-sentimentale, che tocca corde ben note a tutti (chi non ha dovuto chiudere una casa di famiglia, a un certo punto? Chi non ricorda certi piatti in tavola di quando era bambino? E i fumetti preferiti? E gli amici?). A me ha lasciato l'impressione di una iniziativa certo non urgente, più che altro una trovata editoriale.
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