Questo romanzo di Margaret Mazzantini, è incentrato sulla vita della nonna della scrittrice. Una donna matriarca, descritta con realismo, quasi come se non fosse la nipote a raccontarci la sua storia ma una persona estranea. La Mazzantini, in questo racconto, intreccia la storia di una famiglia, nei suoi aspetti positivi e negativi, tra gli anni prima della seconda guerra mondiale fino ad arrivare agli anni 50. Quello che più ho apprezzato di questo romanzo, è sicuramente la grande capacità della scrittrice, che nonostante utilizzi uno stile colto e ricercato, non appesantisce la scrittura ma, anzi, la rende fluida ed emozionante
Al centro di questo romanzo, il primo scritto da Margaret Mazzantini, c'è l'esistenza drammatica di una donna coerente e volitiva, che riesce sempre a conservare con coraggio e tenacia la sua indipendenza interiore. È Antenora, eroina di un mondo arcaico, nel quale, pur confinata all'interno delle mura, esercita un matriarcato energico e indiscusso. Valori netti e semplici, sentimenti forti ed esclusivi la renderanno capace di affrontare dittature, guerre, e la difficile ricostruzione, senza mai perdersi d'animo. Di fronte alla sua morte, una donna di un'altra generazione, la nipote, ne tratteggia un superbo ed evocativo ritratto. Un romanzo intenso costruito attorno a una donna in grado di essere sempre se stessa nonostante l'ostilità del mondo e della storia.
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Anno edizione:2013
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MONICA BOASSA 06 marzo 2017
Ho concluso l’esperienza con il mio primo libro della Mazzantini, e forse con la Mazzantini in generale. La recensione non sarà totalmente negativa, anche perché non si può certo dire che l’autrice non sia in grado di scrivere, tutt’altro. Ho avuto l’impressione che il suo libro fosse paragonabile ad un testo ben scritto di una studentessa modello, per cui, niente da eccepire sulle sue capacità pratiche. La storia narrata è una storia semplice, che semplice rimane in quanto, secondo me, manca di quel brio, di quel “qualcosa”, di quel gusto, di quello stile, di quel talento, di quel genio, che una storia semplice dovrebbe avere per essere una storia che merita di finire in un libro anziché restare nei quaderni di scuola della studentessa modello di cui sopra. I picchi di odio, amarezza, solitudine, etc che si tenta di trasmettere al lettore attraverso la narrazione della vicenda, non sono sostenuti da un’impalcatura caratteriale solida dei personaggi, quindi ci arrivano “ingiustificati”, come quando si sente una zaffata improvvisa raggiungere il naso senza capire da che parte si è originata. La tecnica utilizzata è quella trita e ritrita in romanzi e film del flashforward da cui si dipana tutta una sfilza di ricordi che inanellano le generazioni di una stessa famiglia. Grigio. Se, come me in età adolescenziale, già depressi volete ulteriormente deprimermi, anziché ascoltare i lenti degli anni ’80 - ’90, sparatevi sto libro della Mazzantini.
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