Per indole e per carattere, Monterossi farebbe scorrere la sua esistenza con ritmi placidi, lenti, sottilmente malinconici, una musica blues quindi sarebbe l’ideale colonna sonora mentre passa da una stanza all’altra del suo lussuoso appartamento in uno dei grattacieli più esclusivi di Milano, sorseggiando il suo whisky preferito, e costosissimo, oppure scorrazzando per la città sulle sue automobili esclusive. Nella realtà invece è coinvolto dai suoi amici del cuore, l’investigatore Oscar Falcone e l’ex poliziotta Agatina Cirrielli, con i quali per inciso è socio e collaboratore a tempo perso in una agenzia d’ investigazioni private, una società esclusiva di quelle serie, di alta classe e con selezionata clientela altolocata, in varie avventure dal sottofondo decisamente rock, melodie ritmiche e talora forsennate, in cui il nostro è trascinato quasi a forza e controvoglia, ma le cui intuizioni sono spesso, se non sempre, essenziali e decisive. Non disdegnando il suo aiuto anche alle forze dell’ordine istituzionali, come al poliziotto-amico Ghezzi della Questura di Milano. In questo libro che raccoglie i primi racconti raccolti in varie antologie, il personaggio si caratterizza gradualmente sempre di più. Un racconto a parte è dedicato tutto ad una coppia di stimati professionisti, artigiani di altissima classe, più unica che rara, una coppia affiatata e elegante, che svolgono un lavoro come un altro: sono infatti killer di professione, signori assassini su commissione, ma commissione davvero alta, che lavorano per i danarosi disponibili a pagare, a Milano si trova anche questo. Robecchi ha inventato personaggi che funzionano, in storie che scorrono, piacciono, fanno sorridere, ma fanno anche pensare; racconti sarcastici, storie in cui non si lesina sul cinismo, ma c’ è da dire che sono componimenti musicali ben eseguiti, ad arte, malinconici blues velati da note d’umanità dolente.
Cinque blues per la banda Monterossi
Alessandro Robecchi racconta una Milano nera ma «fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i soldi», in modo un po' cinico e sarcastico, ma soprattutto pietoso.
«Robecchi continua a produrre materiale vivo e intelligente, che fa il verso al genere, ma che prende anche molto seriamente il genere. Con i suoi personaggi strampalati e comici, ma anche terribilmente legati ai soldi, al potere del denaro. E poi c’è Milano, una Milano strana, appunto distorta o dai troppi soldi, o dall’assenza di soldi.» - Stefano Talone
Carlo Monterossi, il protagonista di questi racconti e dei romanzi di Alessandro Robecchi, è una figura di detective del tutto atipica. Suo punto di partenza è sempre stato «guardare nelle vite degli altri». Pubblicare a dieci anni dall'esordio in un unico volume i racconti sparsi, già comparsi nelle diverse antologie gialle di Sellerio, serve - spiega Robecchi nel testo che li introduce - «a fare il punto sull'evoluzione dei personaggi», a comprenderli a tutto tondo. E infatti si va da un Monterossi quasi naïf del primo racconto, che si fa aiutare da un professionista misterioso come Oscar Falcone, fino a un'agenzia investigativa dell'ultimo, aperta in società con Agatina Cirrielli, ex poliziotta risoluta e sbrigativa già incontrata negli ultimi romanzi della serie. Ma lui, lungo tutto questo arco di tempo, è sempre più riluttante, quasi preda delle diverse storie: una truffa a suo danno e la contro beffa, il rapimento di un chihuahua che chissà cosa nasconde, l'etica di due killer, cartoline di significato misterioso su un interno di famiglia miliardaria, la ricerca affannosa del più sfortunato degli eredi di una fortuna industriale. Perché la cifra di Monterossi è il dubbio: dubita del comodo lavoro di produttore di programmi televisivi di grande successo commerciale, che lui giudica spazzatura, ma dubita anche della sincerità del suo disprezzo per il mondo da cui succhia tanto denaro. Così affronta la sua scettica parte sia tra le belle donne il cui fascino è cesellato da generazioni di privilegi, sia nei bilocali con soggiorno-cucina di chi sa sulla propria pelle che «il merito è sempre il merito dei già meritati». E tutto questo, senza rinunciare al whisky più costoso, all'automobile più silenziosa, all'appartamento più elegante, nutrendo una preferenza per chi riesce a vivere da sfigato. O forse è invidia. Alessandro Robecchi racconta una Milano nera ma «fatta della stessa sostanza di cui sono fatti i soldi», in modo un po' cinico e sarcastico, ma soprattutto pietoso.
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Anno edizione:2023
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BRUNO IZZO 17 luglio 2025A RITMO DI ROCK
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