Un giovane medico, capace e determinato, stenta ad affermarsi nelle cittadine in cui stabilisce il proprio studio. Ben presto capirà a proprie spese che nella professione medica lo scopo primario non è la salute dei pazienti bensì il bieco guadagno, anche mediante trattamenti sanitari non necessari. Dopo essere stato irretito da un sistema di questo tipo, egli si ribellerà trovando il proprio faro nei sani princìpi ("C'è una massa di brava gente che tenta di far del bene ed esercita onestamente, ma gli altri son tutte iene. Son le iene che fanno le iniezioni inutili, che estirpano tonsille ed appendici innocue, che si palleggiano i clienti, si dividono gli onorari, raccomandano i rimedi pseudoscientifici, vanno tutto il tempo a caccia di ghinee"). La cittadella è dunque un romanzo in cui scorre una forte polemica sociale, un libro sull'etica, sulla deontologia professionale, sui buoni sentimenti, sulla giustizia, ed è anche un monito sulle false vanità, sulle ambizioni distrutte, sulla potenza corruttrice del denaro. È impressionante l'attualità del messaggio contenuto nella narrazione, soprattutto se si pensa che essa è ambientata nel 1924. Voto 4,5.
