Come uno che passa
La vita è quella del ricordo. Strana ipotesi, il presente, per non parlare del futuro: un giorno progresso e l’altro apocalisse. Vito Bianco lo sa che la vita è quella del ricordo e che bisogna andare a prenderla dove l’abbiamo lasciata l’ultima volta. Andare: c’è forse discorso senza viaggio? Poesia migrante, la sua; vettoriale: da Sud verso la direzione opposta, perché da un bel po’ il vento è girato e il canto giunge dall’Africa. Nella sua rotta tutta verticale avviene l'incontro con “i padri mai stanchi”, che vanno à rebours, come gli affaticati e gli insonni: la democrazia degli stati d’animo è l'ultimo spettacolo del mondo. Vito Bianco è andato al Nord, ha lasciato i suoi libri dalle parti di Agrigento: il grave, per ordine di Newton, sta a fondo. Le poesie, lette in sequenza, costruiscono una storia, e dal basso continuo del racconto emergono nitide le immagini di una quotidianità osservata con occhi da straniero: figure femminili “in giacca a vento blu”, “una bionda che sbadiglia”, “la lana di un pensiero che si smaglia”. Poesie urbane, come le tele di Sironi; ma urbane anche nell'accezione di starsene da canto.
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Anno edizione:2017
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