Si tratta di un romanzo assai breve ma densissimo, strutturato su due piani narrativi. Il primo è rappresentato dai discorsi che un malato di mente rivolge alla psichiatra che lo ha in cura; ma quest’ultima non interviene mai, si limita ad ascoltare e in certi momenti il lettore si chiede se quelle parole siano soltanto i monologhi del paziente. Nulla sappiamo del malato, se non che è recluso da tempo immemorabile e che di tanto in tanto legge la Bibbia; in una sola occasione emerge l’indizio che provenga da una famiglia agiata, che gli ha trasmesso la passione per il collezionismo, passione che nella sua mente non ha nulla a che fare con gli oggetti che entrano nelle tradizionali collezioni. Il secondo piano narrativo è rappresentato dagli incontri di verifica che la psichiatra ha con i propri colleghi, durante i quali ciascuno dei partecipanti parla di un libro che sta leggendo e la protagonista commenta la Bibbia. In ogni capitolo un monologo del malato si affianca al commento di un libro della Bibbia fatto dalla psichiatra e fra i due piani narrativi si colgono rimandi e assonanze imprevedibili. E’ un romanzo visionario, da leggere d’un fiato – sono appena una settantina di pagina - e abbandonandosi al flusso nella narrazione e al piacere della lettura. Alberto
