È difficile parlare di questo libro - ma sappiate che mi è piaciuto tantissimo e che ho versato una valle di lacrime. È un romanzo introspettivo, un romanzo in cui Ravine si rivolge direttamente a Marianne - in cui le ricorda cosa disse o cosa fece in un determinato momento. Ravine scrive e si rivolge direttamente a Marianne nei suoi ricordi e nel modo in cui affronta ancora adesso la sua vita, ma alla fine è come se si rivolgesse direttamente a noi quando usa la seconda persona singolare - come se fossimo noi Marianne. Personalmente è uno stile di narrazione che mi piace tantissimo. Ravine non è quello che definirei un personaggio piacevole: è un po' bugiarda ed è un po' vigliacca e con la madre che ora vuole spingerla ad uscire di casa ha paura che anche l'unica persona che le sta vicino possa andarsene. La sua stanza e il suo letto sono il suo rifugio e la sola idea di mettere il naso fuori dalla porta di casa - sempre ammesso che il dolore glielo permetta - le provoca un attacco di panico. Ma le cose iniziano a cambiare quando comincia a scrivere, quando il dolore assume una consistenza visiva. E quando dall'altra parte del muro, nonostante l'appartamento sia vuoto perché i vicini hanno traslocato, Ravine comincia a sentire una voce appartenente al passato - e per quanto lei provi ad ignorarla, la sua resistenza ha un limite. È un romanzo introspettivo, di crescita, di ferite fisiche e psicologiche, di dolore e sensi di colpa e rimpianto, di famiglie disfunzionali e di paure infantili che condizionano l'età adulta. È un romanzo di sofferenza, è un romanzo di scelte, è un romanzo di vita - di quella vita che a volte si ferma, si blocca mentre il resto del mondo va avanti e che, in alcuni casi, solo molto lentamente riprende a scorrere. Ho pianto parecchio e ho trovato più somiglianze con Ravine di quante me ne aspettassi - i difetti, le paure, le incertezze, il panico, le bugie, la vigliaccheria. È la storia di un'amicizia finita troppo presto, è la storia di due anime così intrecciate che quando una è sparita anche l'altra ha smesso di vivere. È un romanzo particolare, è un romanzo non facile, è un romanzo che mi ha emozionata tantissimo e per il quale non ho abbastanza parole adatte da usare per descriverlo. E non voglio neanche dire troppo per paura di togliergli tutta la delicatezza e di rivelare i segreti che nasconde. Scritto con uno stile fantastico che scivola via senza che nemmeno tu te accorga, di sicuro la storia di Ravine e Marianne - in una cascata di tessere del domino messa in moto molto prima della loro nascita - non la dimenticherò mai. "Le cose che credevamo di sapere" - quelle che quando si è bambini si è convinti di conoscere, ma che una volta adulti capiamo di non aver mai saputo davvero.
Le cose che credevamo di sapere
Prezzo minimo ultimi 30 giorni: 14,36 €
Un romanzo d’esordio fresco e intenso, delicato e commovente, che insegna a ricominciare dalle proprie radici.
Ravine Roy ha diciott'anni e festeggia il suo compleanno a letto, dove si trova ormai da dieci anni. E non ha in programma di alzarsi nel futuro immediato. D'altronde non ha alcun desiderio di affrontare il Grande Mondo di Fuori. "Non vorresti almeno provarci?" domanda sua madre. Ma Ravine non vuole. Non può. Soffre di una sindrome che le causa dei dolori cronici che le impediscono di muoversi. Da quel giorno di dieci anni fa. Quel giorno in cui tutto è cambiato. Il giorno in cui è scomparsa la sua amica del cuore. E attraverso il lento confrontarsi di Ravine con i ricordi e le rimozioni il lettore scoprirà le vicende del passato mentre, nel presente, l'energica mamma, Amma, metterà in atto tutti i suoi trucchi per far reagire la figlia e contemporaneamente nasconderà un segreto o due sotto i profumi irresistibili della cucina bengalese.
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Autore:
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Traduttore:
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Editore:
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Collana:
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Anno edizione:2017
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Alice Biolcati 10 maggio 2018
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