L'emozionante e avventuroso romanzo "La Cota" dell'autore Gioacchino Di Bella racconta una storia colma di umanità e coraggio. "Cota" in siciliano significa "raccolta" e nel libro si trovano altri meravigliosi sicilianismi e descrizioni del paesaggio e della cultura di Salemi. Il protagonista è Calogero Lumera (chiamato da tutti Lillo, anche se non ama questo vezzeggiativo), un ragazzo di diciotto anni che ha perso il padre e la madre ed è stato affidato a una famiglia con cui non riesce a legare completamente. Lillo non ha molte amicizie, non è un "privilegiato" come alcuni suoi compagni di classe, ma supera comunque brillantemente l'esame di maturità. Durante l'estate si innamora perdutamente, ricambiato, di Erminia Viniziano, una sua coetanea. A legarli è una vera e propria affinità elettiva. Lillo, dal padre defunto ha ereditato l'amore per l'esplorazione, la speleologia e la conoscenza della terra, dalla madre la bravura nel disegno, e spesso si reca in zone impervie e sconosciute della sua terra realizzando sul suo taccuino schizzi della natura che osserva. Un giorno, durante una delle sue esplorazioni si spinge fino a Malupirtusu (luogo immaginario che può essere tradotto come "inaccessibile" o "angusto") per fare una "cota" di erbe e minerali, e lì, in circostanze che lascio scoprire al lettore, incontra Arturo, un ex chirurgo dalla duplice natura. Il finale è ricco di colpi di scena che incollano il lettore fino all'ultima pagina. Ho apprezzato particolarmente la figura di Lillo, un ragazzo coraggioso e puro di cuore, che sa vedere il meglio nelle persone e sa trarre insegnamento anche dalle situazioni più difficili e dolorose. Mi sono commossa leggendo dell'amore vero e profondo che lega Lillo ed Erminia, impreziosito da un romanticismo ormai raro, che li porta a superare momenti durissimi e disperati. "La Cota" è anche un romanzo che parla di sicilianità sia sottolineandone gli aspetti più unici e belli, sia facendo emergere quelli più negativi, come la superstizione. "La malvagità di certi uomini è infinita, la bestialità, l’ignoranza e la superstizione sono mali atavici di questa terra, unica al mondo." Lillo e Arturo sono due emarginati, per motivi diversi si trovano a essere soli e a sviluppare un grande amore e una profonda conoscenza della terra in cui vivono. Lillo, per certi versi, mi ha ricordato "Rosso Malpelo" di Verga (autore che viene citato durante l'esame di maturità del ragazzo), perché viene additato come "strano" sia dai compagni di scuola, sia dalla famiglia affidataria. Arturo, invece, mi ha ricordato sia il protagonista de "Lo strano caso del dottor Jekyll e del signor Hyde" di Robert Louis Stevenson per la sua duplicità, sia Jean-Baptiste Grenouille de "Il profumo" di Patrick Süskind, per il suo vivere nascostamente, per il suo muoversi notturno e furtivo e per la sua conoscenza delle erbe. Consiglio a tutti questo libro che parla di amore, avventura, amicizia e redenzione, che affascina con le sue ambientazioni e i suoi misteri e trasmette valori e insegnamenti importanti.
