Felice Serino, più che un poeta, è un artista che vive per la poesia ed è tanto più vero qualora ci si lasci coinvolgere dalla sua consistente produzione che lo vede sulla breccia da molti anni. Con Dalle stanze del cuore e della mente, raccolta di poesie del 2018, l’autore, pur nell’ermetismo che la caratterizza, lascia prorompere una creatività sognante, un’ispirazione profonda che tende a sublimare la parola. In effetti, come nella famosa poesia di Luzi intitolata Vola alta parola, anche in questa raccolta i versi si fanno eteree immagini, spiccano il volo, liberi da qualsiasi legame terreno (da Fonemi - nella bocca della notte / -la luna sopra il petto / il letto è un mare dove sillabe / perdono sangue /…) e, in aggiunta ( Ricordi - confondersi del sangue col colore / dei papaveri nel sole / ampie distese a perdersi / mentre all'orecchio del cuore / a far capolino una / melodia nel tempo andata / ricordi / ci si appiattiva scalzi col fiatone / nell'erba alta / dopo una volata e / in levità d'angeli / quasi non si toccava terra). Quella delicatezza di esposizione, che da sempre lo contraddistingue, trova conferma anche in questa raccolta, è sempre più un segno distintivo del suo stile ed è frutto di come si accosta alla poesia, non con timore, ma con profondo rispetto. Chissà perché credo che questa sua caratteristica sia un che di originario, sia frutto di un sentimento nato in lui le prima volte che scriveva in versi, così che la poesia, la sua creatura, fosse, e probabilmente lo è ancora, avulsa dalla sua volontà, come se lui risultasse solo il semplice braccio di un disegno più ampio da cui inconsapevolmente scaturisce il risultato finale, ed è questo il rispetto per qualcosa di superiore che si compone sotto i suoi occhi. E ancor oggi che l’età non è più quella dei verdi sogni, l’aspetto sognante, l’emotività che si innesta riga dopo riga offre l’impressione di trovarsi di fronte allo stupore e alla serena innocenza di un bambino, come, per esempio, in La passera (memore della bella accoglienza / me la trovo sul davanzale ogni mattina / per "condividere" la colazione / è d'un piumaggio lucido e vellutato / l'ho chiamata "nerina" / …) e probabilmente ancor più con Primavera (capita che il bosco mi parli / ogni volta che abbraccio il "mio" albero / -risale / a un rito atavico / l'abbraccio: patto di luce-amore / mi parla -il bosco / tendendo le mille sue braccia / nell'espandersi in canti che allargano il cielo / ….). La straordinarietà di queste poesie è nella loro semplicità, non disgiunta tuttavia dallo svolgimento di tematiche che inducono più a riflessioni che a interpretazioni perché l’ermetismo dell’autore non esclude mai la facile comprensibilità, circostanza che, in un’epoca in cui spesso mi tocca leggere componimenti che risultano del tutto incomprensibili perché chi li ha scritti non ha idee chiare, conferisce un plus di valore alle stesse. Non credo debba aggiungere altro, se non il mio augurio di buona lettura.
Dalle stanze del cuore e della mente. (Poesie 2018)
"Cuore e mente, sentimento e ragione accompagnano la nostra vita, determinano le nostre scelte dando risposte a volte contrastanti, a volte in sintonia come appare nelle due raffinate poesie di Felice Serino. O meglio, due "tele", come quelle esposte alla mostra "La stanza di Mantegna" che raccoglieva i capolavori del museo Jacquemart André di Parigi, a cui forse il Poeta si è ispirato scrivendo le sue "stanze": quella del cuore, che custodisce l'essenza primaria e i sogni dell'uomo e quelle della mente che elabora la materia di quei sogni e nelle quali Felice si stacca dalle pareti e si libra fin sotto il soffitto. Leggendo questi versi il pensiero corre ad un altro capolavoro del Mantegna, "La camera degli sposi" del palazzo ducale di Mantova, la famosa "Camera picta" e, in particolare al suo oculo aperto, che ci cattura e ci innalza fino al soffitto, ci spinge oltre alla conquista di spazi nuovi, quelli creati dal pittore e dal poeta in questi versi". (Loredana Borghetto)
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Anno edizione:2020
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Renzo Montagnoli 02 luglio 2020
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