Elogio dell'Italia. Meticcia, aperta, inclusiva, plurale, anarchica, ironica e tanto altro
Le penisole sono “quasi persone più o meno coscienti di sé” (Fernand Braudel): fedele a questa idea, Raffaele Mantegazza scrive un Elogio dell’Italia (penisola per antonomasia) che ha il sapore del riscatto. Da mistiche del sangue e della purezza e da costruzioni mitologiche che tanti danni hanno fatto e continuano a fare. “L’italicità non è una semplice identità italiana; è ubiqua, pervasiva, globale e locale al medesimo tempo” (Piero Bassetti): fedele anche a questa idea, Mantegazza individua l’Italia come uno “spazio lavorato”: geografico, storico, culturale e, dopo Dante, anche linguistico. La descrive con l’aiuto di opere d’arte e riferimenti letterari, musicali, poetici. La elogia cogliendo quello snodo di contraddizioni e di dialettiche che fa dell’Italia un modo di pensare e di sentire il mondo prima che una Nazione.
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Anno edizione:2024
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