Estranee in città. A casa, nelle strade, nei luoghi di studio e di lavoro
La vita nelle città italiane è ormai diventata un'affannosa "corsa ad ostacoli" alla quale solo una minoranza di cittadini partecipa pienamente, mentre la maggior parte è sempre più collocata ai margini della vita sociale. Da qui a "sentirsi estranei nella propria città" il passo è breve. Essere estranei o stranieri sono condizioni distinte ma destinate a confondersi perché rappresentano l'essenza dell'attuale condizione umana per una duplice ragione: gli individui sono sempre più nomadi, e ciò impone rotture e ricomposizioni con i diversi territori ai quali essi appartengono ma solo provvisoriamente; i luoghi, anzitutto quelli urbani, sono diventati estranei alla maggior parte dei cittadini, tanto in termini organizzativi e di accesso alle risorse, quanto per la compresenza di contenuti sociali che possono diventare muri invisibili difficilmente abbattibili. Le donne sono quei soggetti sociali che più di altri incontrano difficoltà perché c'è uno stretto rapporto tra le loro pratiche urbane necessariamente mobili e la disorganizzazione della città diffusa in un territorio vasto, le trasformazioni dell'organizzazione del lavoro e della produzione, la dispersione dei servizi.
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Anno edizione:2009
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