Il fatto non sussiste

L’avvocato Biasini decide di difendere e di assistere un patrocinatore legale che ha conosciuto in un precedente processo. Al collega è stata contestata dalla Procura di Milano l’ipotesi accusatoria di corruzione in atti giudiziari. Avrebbe consegnato una cospicua somma di denaro a un giudice della Corte d’Appello con il proposito di modificare una decisione emessa da un collegio arbitrale. I passaggi monetari sarebbero avvenuti su conti correnti aperti in Svizzera, intendendo in questo modo renderne difficile l’individuazione e si sarebbero conclusi con un prelievo finale in contanti. Dopo aver visionato il materiale investigativo raccolto dal pubblico ministero, l’avvocato Biasini chiederà ripetutamente spiegazioni al proprio cliente, perché la documentazione bancaria sembrerebbe essere inoppugnabile e incontestabile. Riceverà risposte evasive e inconcludenti. Nasceranno, a questo punto, dubbi etici e scrupoli morali sulla condotta professionale da adottare. Preferirà, comunque, proseguire, dal momento che ogni imputato ha il diritto di ottenere dal suo difensore fiducia, lealtà e collaborazione. In tale occasione, esprimerà anche il massimo impegno lavorativo.