Forse sembrerò insensibile ma "Finché non saremo liberi" del Premio Nobel per la pace del 2003, Shirin Ebadi, mi ha lasciato un po' indifferente, almeno dal punto di vista letterario, forse per il fatto di leggere comunque abbastanza sul tema. Mi aspettavo un testo capace di ispirare e invece mi sono ritrovato a leggere un libro complessivamente "noioso", ma capisco che possa essere un buon bignamino per chi non conosca molto dell'argomento Iran in generale,
Finché non saremo liberi. Iran. La mia lotta per i diritti umani
Shirin Ebadi, la prima donna musulmana a ricevere il Premio Nobel per la Pace, ha ispirato milioni di persone nel mondo con il suo impegno da avvocato per i diritti umani, difendendo soprattutto le donne e i bambini dal brutale regime iraniano. Per questo il governo ha cercato di ostacolarla in tutti i modi, ha intercettato le sue telefonate, ha messo sotto sorveglianza il suo ufficio, l'ha fatta pedinare, ha minacciato lei e i suoi cari con metodi violenti e indicibili. Oggi Shirin Ebadi ci racconta la sua storia di coraggio e di ribellione contro un potere intenzionato a portarle via tutto – il matrimonio, gli amici, i colleghi, la casa, la carriera, persino il Premio Nobel – ma che non è riuscito a intaccare il suo spirito combattivo e la sua speranza di giustizia e di un futuro migliore: "è per amore dell'Iran e del suo popolo, delle sue potenzialità e della sua grandezza, che ho intrapreso ogni singolo passo di questo viaggio. E so che un giorno gli iraniani troveranno la loro strada per la libertà e la giustizia che meritano." Finché non saremo liberi è il racconto incredibile di una donna che non si arrenderà mai, non importa quali rischi dovrà correre: un esempio per tutti, che insegna il coraggio di lottare per le proprie convinzioni.
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MarcoT 11 novembre 2022Libro importante senza essere appassionante
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Romina Anardo 06 marzo 2017
È stata chiara e diretta Shirin Ebadi, l’avvocatessa iraniana premio Nobel per la pace, all’incontro al Salone del libro di sabato 14 maggio: “All’estero il governo iraniano mostra sorrisi, dentro l’Iran fa vedere solo la lama dei coltelli”. L’incontro è stato organizzato in occasione dell’uscita del suo ultimo libro Finchè non saremo liberi, edito da Bompiani, ma Shirin Ebadi come sempre non si è risparmiata e ha risposto a tutte le domande con la franchezza che da sempre la contraddistingue. Ha parlato di immigrazione, diritti umani, libertà di stampa, diritti delle donne, terrorismo. Ha condannato senza mezzi termini il terrorismo islamico, ricordando però che è nato in Afghanistan con l’invasione della Russia del 1979 ed è cresciuto dopo ogni guerra. “Non facciamo più cadere le bombe ma facciamo cadere i libri, solo così si possono annientare i terrorismi”. I terroristi usano Dio per uccidere, stravolgono il significato del Corano piegandolo ai propri scopi terroristici, proprio come fa il regime iraniano che usa Dio per far tacere i dissidenti, per denigrare e emarginare le donne. Shirin Ebadi ha discusso anche molto del tema del velo, dicendo che un Paese non può obbligare la donna a velarsi, come avviene in Iran, il velo deve essere una libera scelta e non un’imposizione dello stato o della famiglia. E ha esortato tutte le donne straniere che visitano l’Iran a sfidare il regime non indossando il velo, e ha criticato fortemente la scelta dell’Italia di coprire le nudità delle statue romane durante la visita del Presidente Rohani. “Non si può ignorare la violazione dei diritti umani in nome del denaro”. Shirin Ebadi non ha dimenticato di ricordare i tanti prigionieri nelle carceri iraniane che scontano una pena durissima e spesso vengono condannati a morte perché sfidano le leggi ingiuste del regime. Un pensiero in particolare è andato alle giovani madri incarcerate che stanno combattendo una battaglia durissima per poter vedere i loro figli, cosa al momento negata. In Iran c’è un gran fermento, i giovani fanno fatica a sopportare il regime iraniano e sono sempre più i movimenti, i giornali clandestini, gli artisti che si ribellano al governo “La società iraniana è pronta al cambiamento, non bisogna lasciarla sola”. Shirin Ebadi oggi vive in esilio in una località sconosciuta perché minacciata di morte dal suo stesso Paese. Con l’esilio ha perso tutto: famiglia, lavoro, patria. Ma questo incontro dimostra che non si è arresa, la sua tenacia e il suo ottimismo resistono continuando a sfidare il regime iraniano.
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