Una premessa è d’obbligo: questo libro non è per tutti, di sicuro non per chi, quando legge, lo fa per passare un po' di tempo o perché vuole vedere come andrà a finire. Leggere Bernhard è un’esperienza unica, totalizzante, che non ammette pause né distrazioni. Insomma, è una lettura faticosa, perfino esasperante, ma che ripaga chi se ne lascia conquistare. Perché una volta entrati nelle sue pagine, non c’è scampo, si finisce con lasciarsi trascinare dal ritmo martellante e implacabile della sua prosa. La trama è solo un pretesto: un uomo di nome Konrad è stato arrestato per avere assassinato sua moglie nella (ex) fornace in cui vivevano ormai isolati da anni. A partire da questo fatto di sangue, come viene chiamato, Bernhard inscena un grandioso monologo, di un uomo che ha sacrificato la propria esistenza, e quella della moglie, alla stesura di un saggio sull’udito, che, nonostante la dedizione assoluta, non viene scritto né lo sarà mai. Il romanzo è un monumento all’arte dell’esagerazione, di cui Bernhard è un riconosciuto maestro, dove manie, follia, crudeltà, comicità, disperazione, si susseguono senza requie. La capacità di questo scrittore di entrarti dentro la testa è tale che, prima di poter leggere qualcos’altro, credo che occorrerà far passare un po' di tempo in modo da farlo decantare. Da leggere, se possibile, ad alta voce. In una parola: eccezionale.
La fornace
Le voci non sono concordi, in paese: c’è chi dice con «due colpi alla nuca», chi parla di «due colpi alla tempia», chi asserisce «tre colpi». Sta di fatto che la notte tra il 24 e il 25 dicembre Konrad, «persona senza dubbio eccentrica ma al tempo stesso insignificante», ha ammazzato la moglie con una carabina Mannlicher. Sì, quella moglie invalida, «immobilizzata per metà della sua vita in una sedia a rotelle francese costruita apposta per lei». È stata trovata con il cervello spappolato – che «ricordava il formaggio Emmental» precisa il giudice distrettuale – nella loro casa. Sempre che si possa chiamare casa la fornace della calce in disuso dove i due abitavano, e che «già dall’esterno dà l’impressione di un carcere»: completamente isolata, camere vuote, pareti nude, porte sprangate, solide inferriate alle finestre, per «proteggersi contro il mondo esterno al quale erano finalmente riusciti a sottrarsi». Un «luogo di tenebra» dove tutto è «grottesco», ma ideale, anzi indispensabile per Konrad, perché l’assenza quasi assoluta di rumori acuisce straordinariamente le facoltà dell’orecchio, condizione vantaggiosa per il saggio epocale che da decenni sta cercando invano di scrivere, e che si intitolerà «L’udito». Un luogo che diventerà teatro del progressivo inabissamento dei due in un microcosmo maniacale e allucinatorio.
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Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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ANDREA 12 gennaio 2025
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chrismaggi 11 gennaio 2025capolavoro di nuovo
come altri libri di Thomas Bernhard anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un capolavoro. raramente ho letto qualcosa di così cupo e morboso. un libro da leggere assolutamente almeno una volta nella vita.
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Lina Gal 02 gennaio 2025
Thomas Berhard non è un autore per tutti, Attraverso lo stile febbrile e spesso claustrofobico, ripetitivo al punto da volgere all'ossessivo, i suoi lavori consolidano l'idea che il confine fisiologico e quello patologico non sia così marcato come il senso comune suggerisce. La voce protagonista della Fornace è quella di Konrad, che ha rinchiuso se stesso e la moglie in una rocca fortificata in mezzo alla campagna. La volontà dell'uomo di sottrarsi agli artigli della società e del costume, delle opinioni e degli occhi degli Altri ha fatto sì che la coppia trascorra isolata un tempo infinito, in cui si rincorrono infiniti attimi di reciproca tortura. Nella notte tra il 24 e il 25 Dicembre, troverà la morte la moglie di Konrad, costretta da anni sulla sedia a rotelle. La donna ha il cervello spappolato, il che ricorda il formaggio Emmental, così come sottolinea il giudice distrettuale...
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