Stregante
Fuoco pallido
Nel dicembre del 1961, sei anni dopo la pubblicazione di "Lolita", Nabokov termina "Fuoco pallido", prodigio di invenzione e, per alcuni, summa della sua opera: romanzo audace e segreto, che risulta anche più sconcertante quanto alla forma, poiché è costituito da un magistrale poema di 999 versi con relativo commento. Al centro del poema il sessantunenne John Shade, celebre poeta nonché professore al Wordsmith College di una immaginaria cittadina americana della Costa orientale. In quest’opera i ricordi di una vita si mescolano a interrogativi metafisici sull’«abisso immondo, intollerabile» della morte, divenuti sempre più pressanti dopo il suicidio della giovane figlia. Eppure il poema si chiude su un’ironica quanto serena dichiarazione di fede in un vago aldilà di cui l’arte, con la sua armonia, rappresenta una tacita promessa. Shade ignora che la morte, beffarda, è di nuovo in agguato. Al centro del commento, invece, lo snob, egocentrico, bizzarro, importuno Charles Kinbote, visiting professor nella medesima università, nonché amico ed estimatore di Shade. Le sue note – ora pettegole, ora accademiche, ora nostalgiche – vorrebbero condurre il lettore a una corretta interpretazione del poema ricostruendo le affascinanti avventure del suo presunto ispiratore, vale a dire Kinbote stesso, esule di alto lignaggio da Zembla, regno immerso nelle brume di un’esotica Europa. Ma quelle note finiscono per suonare come un’esilarante parodia di due mondi contrapposti, l’aristocratica Zembla precipitata nella Rivoluzione Estremista e la borghese, prosaica, benpensante America che ha accolto il fuggitivo in pericolo. Mirabile mimesi della realtà, "Fuoco pallido" ci guida così alla ricostruzione di uno scenario complesso attraverso tortuosi e frammentari percorsi che aprono interrogativi sempre nuovi: Kinbote è un re in esilio, un pedante profugo di terre lontane, o un soggetto psichiatrico afflitto da monomania? E il poema stesso è autentico, o non piuttosto una parodia, o magari un plagio? Plurimi sono i livelli di realtà che si intersecano nel libro, i falsipiani che moltiplicano le prospettive dell’intreccio rendendolo vertiginoso: "Fuoco pallido" si avvia sereno come una pastorale, esplode in commedia festosa, si inerpica fino al culmine dolente di un’elegia, prende il largo sotto le sembianze di racconto avventuroso, ma la sua nota dominante resta quella tragica della solitudine. "Fuoco pallido", scritto in inglese tra il 1960 e il 1961, apparve nel 1962.
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Testo in italiano
Recensioni pubblicate senza verifica sull'acquisto del prodotto.
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Eli 27 aprile 2024
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Anna 22 febbraio 2024
Bellissimo
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Di Nabokov avevo già letto "Lolita" con somma soddisfazione, apprezzando una delle scritture più lucide e straordinarie che mi fosse mai capitato di incontrare, ma non avevo preso in mano nient'altro di suo, finché i caldi suggerimenti di alcuni amici lettori dei cui gusti mi fido molto intorno a "Fuoco Pallido" non sono andati a segno e ho finalmente letto quest'altra sua opera. Così, se al primo romanzo avevo apprezzato il grandissimo scrittore, con "Fuoco Pallido" ho scoperto l'autentico genio. Sì, perché solo una mente geniale può concepire un libro del genere, un libro difficilmente catalogabile: un romanzo, che però non è un romanzo, un poema che non è un poema, un saggio critico che però non è un saggio critico, eppure un romanzo a tutti gli effetti. Cercare di dare un'idea di "Fuoco Pallido" non è semplice, ma ci provo. Il libro si divide in quattro parti: una "Prefazione" per quello che verrà dopo, un "Poema" di 999 versi divisi in Quattro Canti, un "Commento" che è la parte più consistente del libro e che si propone di analizzare puntualmente, dunque come un vero e proprio apparato critico, il poema precedente, e un "Indice analitico" che approfondisce a tratti anche con un linguaggio piuttosto tecnico, un certo numero di voci significative che compaiono all'interno del testo. Il narratore del libro, ovvero l'autore immaginario sia della Prefazione che del Commento è Charles Kinbote, professore di letteratura in un'università americana, ma proveniente – a suo dire – da Zembla, un'immaginaria piccola nazione situata da qualche parte nell'area dell'est dell'Europa. "Fuoco Pallido", il Poema che Kinbote commenta, è invece un'opera del suo amico poeta (e collega di università) John Shade, conosciuto da poco, e che viene scritta dall'autore in 21 giorni e terminata solo poche ore prima della sua morte. Capolavoro.
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