“Il gemello”, a firma del magistrato Michele Leoni, professionista di grande esperienza, è un romanzo che già dal titolo tratta, diciamo così, della doppiezza del male. A prima vista, si direbbe un noir sensu strictu; ma solo in apparenza, in realtà, è qualcosa che va ben oltre, il magistrato prima di ogni cosa, prima ancora di essere giudice, è persona colta e amante delle buone letture, non solo specialistiche e attinenti alla sua professione. Lo dimostra qui ancora una volta in un romanzo thriller, con ottimi risultati, solo che naturalmente prende spunto dalla propria esperienza professionale per farne letteratura. Come ogni buon scrittore, mette parte del suo vissuto in quello che racconta, lo rende in bello stile, con scrittura precisa, veloce, essenziale, e però estesa e circostanziata. Sa perfettamente di quello che riporta, semmai un particolare non appartiene al suo bagaglio culturale, e necessita di un parere competente perché risulti credibile, non esita, pur di esporlo con accuratezza, a rivolgersi con umiltà a uno specialista della materia non sua, nello specifico a un medico, docente universitario di chiara fama. Partendo da un assurdo giuridico, Michele Leoni ne trae una bella storia, in grado di travalicare i tempi, i luoghi, le persone, ci trascina con la forza del narrare dalla realtà benestante di stimati professionisti ai tuguri e alle devastazioni belliche dei paesi dell’est europeo, dilaniati dalle guerre e da pulizie etniche, con tutto il relativo corollario di violenze, stupri, sevizie, orrori. Che in un modo o nell’altro, come virus letali, si diffondono e infettano, violano le anime di tutti quelli coinvolti a forza nella spirale degli eventi della vita, fanno male. Il male è dolore cattivo, e pervicace. Persiste. Per combatterlo, serve giustizia. La giustizia però non è solo l’applicazione della legge, è una virtù morale. Chiunque allora ha il dovere di coltivarla, e non cedere alla banalità del male. Alla sua doppiezza.
